L’INCHIESTA
Castellanza: “Pacchetti evasione”, arresti e perquisizioni
Operazione della Guardia di finanza. L’accusa: società costituite per emettere fatture false

Tre imprenditori in carcere per frode fiscale, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Stefano Colombo su richiesta del pubblico ministero Nadia Calcaterra. In manette due donne e un uomo, residenti tra Cantù, Trecate e Cernusco, una delle sedi delle loro società «cartiere» era a Castellanza ed è da lì che, un anno fa, sono iniziate le indagini.
La Guardia di finanza ha eseguito la misura ieri mattina, lunedì 13 dicembre, effettuando nel contempo perquisizioni che hanno portato al sequestro di 215mila euro in contanti.
Stando a quanto ricostruito attraverso una paziente attività di intercettazioni ambientali e telefoniche, gli inquirenti ritengono che i tre fossero specializzati nella vendita di “pacchetti elusivi”. Ossia, avevano costituito imprese votate al nulla, senza neppure un prodotto o un servizio di facciata, nate solo per emettere fatture false a beneficio di aziende che volevano risparmiare sulle tasse e accantonare provviste illecite di denaro.
I titolari delle imprese sapevano che rivolgendosi a loro avrebbero ottenuto vantaggi fiscali e così andavano sul sicuro. Da loro ricevevano fatture per operazioni inesistenti, il cui pagamento veniva poi monetizzato e restituito in contanti.
I tre ovviamente avevano un tornaconto, ovvero una provvigione di circa il 5 per cento sulla fattura.
Il giro ipotizzato da procura bustese e finanza era di 35milioni, con un ricavo per il trio di circa 3 milioni di euro. Al momento nel registro degli indagati non figurano ancora i nomi degli amministratori che usufruivano del “pacchetto frode”, ma è quasi scontato che a breve toccherà pure a loro.
A quanto pare le immagini filmate dalle microspie che sorvegliavano la sede di Castellanza mostrano i proprietari delle ditte entrare negli uffici e uscire con sacchetti pieni di banconote. Le cimici interne nel frattempo registravano il fruscio dei soldi contati pezzo per pezzo e, ovviamente, anche le conversazioni sul tema.
L’attenzione degli inquirenti sulla sede di Castellanza l’avevano catturata i flussi anomali e i numeri importanti che quell’attività realizzava. Il sospetto che fosse una semplice cartiera ha subito allertato le fiamme gialle poiché quel movimento bancario non era spiegabile a fronte della mancanza di operazioni tipiche delle imprese reali, ovverosia corrispettivi per utenze, tributi, stipendi. Il saldo contabile era quasi sempre prossimo allo zero.
E scavando a fondo, i dubbi hanno restituito evidenze probatorie.
La Guardia di Finanza ha condotte diversi inchieste negli ultimi anni in provincia di Varese sul fenomeno delle «evasioni organizzate».
© Riproduzione Riservata