CHIESTA L’ARCHIVIAZIONE
Paralizzato dopo due operazioni
Ma per il magistrato non fu colpa del chirurgo
Quando qualcosa va storto in corsia non si può sempre parlare di malasanità. Lo dimostra il caso per cui nei giorni scorsi il pubblico ministero Nadia Calcaterra ha chiesto l’archiviazione.
Al centro della vicenda un paziente della Mater Domini rimasto tetraplegico a seguito di due interventi: indagato un neurochirurgo che venne denunciato dai parenti del malato, secondo i quali la responsabilità della paralisi fosse da attribuire alla sua condotta. Ma a parere del consulente nominato dalla procura, dalle carte, dall’analisi della prassi seguita dal medico e dall’anamnesi «emerge l’impossibilità di individuare con certezza l’effettiva causa o concausa della degenerazione (della patologia) a seguito degli interventi chirurgici».
Tutto ebbe inizio con la diagnosi di ernia discale con segmenti di sofferenza midollare, associati a difficoltà motorie e a disturbi della sensibilità della parte sinistra del corpo. Il 5 febbraio del 2019 l’uomo venne sottoposto a un intervento di discectomia cervicale anteriore con innesto di spaziatore intersomatico (un impianto).
Subito dopo il paziente lamentò disfonia, disfagia e tetraipoestenia ma a fine marzo venne dimesso e ricoverato in un centro di riabilitazione. I disturbi non diminuivano, fece una Tac e si evidenziò la presenza di un accumulo di liquido sul midollo e un osteofita, per cui fu necessario un secondo intervento.
A marzo l’uomo andò in sala operatoria per la riparazione della fistola liquorale cervicale e per l’inserimento di una derivazione spinale esterna. Dopo di che rimase affetto da tetraplagia in mielopatia cervicale da compressione del canale cervicale a livello di due vertebre. Dalla consulenza tecnica però si evince che «l’incertezza che governa il decorso causale alla base del peggioramento delle condizioni cliniche della persona offesa non consente di formulare ipotesi accusatorie a carico dell’indagato che possano reggere al vaglio dibattimentale».
L’ultima parola va al gip.
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