DA FARE
Castello Cabiaglio: il paese delle statue di legno
«Figura Hominis» è la mostra diffusa di Gorgian. Le opere sono collocate in spazi pubblici nel centro

Arrivando in questi giorni a Castello Cabiaglio sembra quasi di essere piacevolmente travolti da una natura rigogliosa, verdissima, dove la primavera si sta preparando all’estate con foglie appena nate, prati, le sfumature dei boschi di faggio e castagno e i mille rivoli e torrenti, colmi d’acqua e di vita. Tra la foresta, quasi improvvisamente, il borgo appare con le sue casette ben tenute, le chiese, i ciottolati, come se l’abitato fosse un ospite gradito all’interno di questo angolo lussureggiante del Varesotto. All’interno del paese, a impreziosire ulteriormente la visita, alcuni tronchi raccolti nei boschi circostanti si sono trasformati in decine di sculture disseminate lungo le stradine, che raccontano l’uomo e la natura. Da qualche giorno, infatti, il borgo ospita Figura Hominis, una mostra diffusa di sculture lignee firmate dall’artista Giovanni Gorza, in arte Gorgian. L’iniziativa è parte di progetto culturale e ambientale di ampio respiro, promosso e sostenuto dal Gruppo Ronchelli Aps, dalla Fondazione comunitaria del Varesotto, dalla Parrocchia di Sant’Appiano e dal Comune di Castello Cabiaglio.
Le opere sono state posizionate in spazi pubblici del centro storico vicino, per esempio, a edifici devozionali dismessi, androni, logge, cortili, portici e vie del borgo. La presenza delle opere nei luoghi della quotidianità invita i visitatori a riscoprire il patrimonio locale, grazie anche ai Qrcode presenti che, inquadrati, raccontano le vicende di Castello Cabiaglio. Ma non è finita qui: in un secondo momento le installazioni saranno spostate nei boschi circostanti, dando vita a un percorso pedonale artistico e contemplativo, dove si lascerà che la natura faccia il suo corso, con il legno delle sculture che, così, “tornerà” laddove è nato e cresciuto. Essendo infatti concepite per un’esistenza effimera, resteranno nella natura fino al loro completo disfacimento, secondo la volontà dell’artista, che ne sottolinea così il ritorno simbolico alla terra d’origine.
Il percorso, come spiegato nel catalogo di Figura Hominisparte dalle idee che prendono vita dalle parole e danno forma alle figure umane: «Le sculture estrapolate da vecchi tronchi d’albero, caduti per mano delle forze della natura e che alla terra stavano tornando – si legge - grazie alle mani sapienti e al pensiero di Gorgian diventano testimoni propositivi del loro vissuto e sprone per l’osservatore che, con loro, entra in relazione per lasciarsi sedurre. Sculture mai perfettamente rifinite, come le parole che danno forma alle idee e che come le idee sono suscettibili di un continuo perfezionamento, alla ricerca della verità. Esse provocano riflessioni che si possono affrontare in modo casuale senza un ordine prestabilito. Sono alimento per la mente umana, invitano a non lasciare che gli avvenimenti della storia ci scivolino addosso, senza toccarci nel profondo: le cose, infatti, non accadono mai per ineluttabilità, ma sono gli uomini che le determinano, ed esse sono buone o cattive se buono o cattivo è chi le determina».
Ad aiutare le riflessioni vi sono le storie di questo paese, in passato rifugio di pastori e montanari che si allontanavano dalle grandi vie di comunicazione per sfuggire a soldataglie dedite alla rapina e alla violenza. Castello Cabiaglio conobbe poi, a partire dal secolo XVI, fortunati periodi di sviluppo delle arti e dell’industria, tanto che l’architettura delle abitazioni è ricca di portali, loggiati, stucchi ed affreschi rimane testimone dell’antico splendore. Le fabbriche di ceramica, le diverse fornaci di calce e le filande di seta di un tempo sono la riprova dell’ingegnosità dei vecchi abitanti.
Mentre negli ultimi anni, sulla spinta dell’amministrazione comunale, le associazioni di volontariato operanti sul territorio e che aderiscono al gruppo “Conosci Castello Cabiaglio” hanno organizzato visite guidate al paese, passando di via in via, di casa in casa, di corte in corte, e facendo provare ai visitatori emozioni sempre nuove per ciò che, a una prima vista, era sfuggito e che lentamente veniva riscoperto, individuando il fragile legame che unisce ogni particolare al successivo e di ricostruire vicende e personaggi che la patina del tempo aveva quasi cancellato. Come, appunto, avviene scoprendo le sculture lignee di Figura Hominis.
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