LA TELENOVELA
Cerro, una voragine da chiudere
Si lavora a una nuova convenzione per riempire il terzo lotto della Baraggia

Una nuova convenzione che possa mettere assieme interessi collettivi e necessità dell’operatore privato: c’è questo nel futuro della ex cava del terzo lotto della discarica Baraggia.
Con il piano di riempimento del sito, attraverso rifiuti speciali non pericolosi, di fatto, ormai archiviato, si lavora ad una soluzione per colmare la grande voragine tra i comuni di Cerro Maggiore e Rescaldina.
Il Comune cerrese, nei giorni scorsi, ha attivato la procedura per affidare il mandato a un legale, al fine di predisporre un nuovo accordo tra enti pubblici e titolare della precedente convenzione, ossia la società Ecoceresc Srl. Tutto fa seguito alla decisione del Tribunale di Busto Arsizio che lo scorso mese di giugno aveva integralmente respinto le pretese della ditta verso i Comuni, condannandola al pagamento delle spese. «A seguito del giudizio appena conclusosi in primo grado, si ritiene necessario, quale accordo tombale su tutta la vicenda, redigere una nuova convenzione, che dovrà definire i contenuti per il recupero ambientale del polo Baraggia» si legge nella delibera della giunta di Nuccia Berra.
L’ipotesi è, quindi, che l’azienda e i Comuni si mettano a un tavolo per ricucire i rapporti e tentare di pianificare il futuro dell’area.
La linea di Cerro Maggiore è quella di voler evitare la riapertura di una discarica chiusa nel 1995, bocciando appunto il conferimento di materiali che, seppur non pericolosi, sono pur sempre rifiuti. L’obiettivo è quindi cercare una soluzione sempre nell’ambito del ricorso a terre e rocce di scavo, operazione, però, già fallita una volta. Risale, infatti al 2011 la vecchia convenzione con cui la Ecoceresc (ex Simec) si accordò appunto per colmare l’ex cava ricorrendo a semplici terre in un programma che in sette anni avrebbe dovuto portare a riempire il gigantesco buco da circa 2 milioni di metri cubi.
Ecoceresc, anche a causa delle difficoltà del mercato, si fermò ad appena il 3 per cento dei volumi senza rispettare gli impegni presi sia con il Comune cerrese che sia con quello di Rescaldina.
La società se ne uscì allora con una nuova proposta: il conferimento nel sito di “rifiuti non pericolosi oggetto di attività di recupero” per una quota di 1 milione e 274.500 metri cubi, di cui 805mila di “rifiuti speciali non pericolosi” e 120mila di “materiali inerti naturali”. Il progetto trovò subito l’opposizione dei due Comuni e dei cittadini, ma anche quello di Città metropolitana di Milano che diede il suo diniego (per la precisione dichiarò improcedibile la procedura di avvio della Valutazione d’impatto ambientale). Ecoceresc tentò le vie legali con un’azione davanti al tribunale civile, ma senza successo. Ora si stanno ponendo le basi per una ripresa del confronto: anche per questo il Comune di Cerro si è affidato a un legale che possa aiutare a muoversi tra le varie normative e arrivare a una soluzione definitiva.
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