NEL BOSCO
Cervo decapitato rinvenuto a Cuasso al Monte
Il corpo dell’animale è stato trovato da un fungiatt. Le Gev: «Ai bracconieri vengono commissionate le teste di cervo per farne trofei»

Un cervo dal corpo intatto, ma decapitato. Il macabro ritrovamento è stato fatto da un cercatore di funghi nei boschi di Cuasso al Monte. «Stavo inoltrandomi nella macchia seguendo il percorso che si apre a ridosso del teatro di Cuasso - spiega -, ma già ero stato avvisato da chi scendeva che mi sarei trovato davanti il triste spettacolo. In effetti, arrivato quasi in cima, ho visto il povero animale steso a terra, con il corpo praticamente intatto, ma senza testa. Il cervo era deposto in un’area di terra delimitata da bastoni, forse il posto dove era stata collocata una trappola e dove è avvenuta la mattanza. Sicuramente l’animale non è stato ucciso per la carne - sebbene la carne di cervo sia abbastanza pregiata -, visto che il corpo era intero. Non resta che pensare che la testa sia stata tagliata per essere imbalsamata e per farne un macabro trofeo».
TESTA DI CERVO COME TROFEO
Tale evenienza viene confermata anche dalle Gev della Comunità montana del Piambello. «Purtroppo si tratta di un’usanza anche qui, seppure non proprio frequente - ammette il responsabile delle Guardie ecologiche volontarie Osvaldo Mussini -, comunque diffusa anche nel nostro territorio. Noi finora non abbiamo mai concretamente trovato carcasse di animali decapitati, ma ce ne è comunque giunta notizia. A operare sono bracconieri ai quali, il più delle volte, viene commissionata la testa di cervo per farne trofei da appendere sulle pareti. Usanza diffusa specie nelle zone montane». In periodo di lockdown un’altra persona aveva riferito di essersi imbattuta, passeggiando sempre nei boschi cuassesi, in un altro cervo decapitato.
GLI ALTRI RITROVAMENTI
Altri ritrovamenti, non solo nel territorio del Piambello ma anche in quello del parco del Campo dei Fiori, hanno diverse volte riguardato corpi di caprioli con le zampe e la testa segate ma il corpo disfatto, una modalità utilizzata dai bracconieri forse per prelevare più facilmente le carni dei poveri animali.
I CINGHIALI
«In questo periodo è aperta la caccia selettiva al cinghiale - specifica Mussini -, ma, purtroppo, procede con difficoltà. Prima di tutto i cacciatori anziani, con permesso valido e attrezzatura adeguata, sono rimasti in pochi e i giovani, vuoi per gli alti costi da affrontare inizialmente, sono disincentivati a effettuare questo tipo di caccia. Il risultato è che, nonostante siano permesse le battute di caccia, esse vengono effettuate in numero scarso e comunque inadeguato al reale fabbisogno. Purtroppo, nei nostri boschi, i cinghiali sono presenti in alto numero e non è raro incontrarli anche nei boschi a pochi passi da casa. La Polizia faunistica potrebbe intervenire solo in caso ci fosse un animale che mette in pericolo la popolazione e, comunque, anche gli agenti sono pochissimi».
LA STERILIZZAZIONE
Un’alternativa potrebbe essere la sterilizzazione delle femmine, possibilità caldamente sostenuta anche dagli animalisti. «Potrebbe essere una valida alternativa alla caccia - aggiunge Mussini -, se fosse realizzabile con una certa facilità. Prima di tutto dovrebbe essere la Regione a determinare questa scelta d’intervento, inoltre dovrebbero intervenire persone esperte o comunque formate, in aree pienamente accessibili, ma sappiamo che, nella maggior parte del territorio, esistono vie protette o impraticabili». L’impegno di uomini e forze anche economiche richiesto dalla sterilizzazione sarebbe sicuramente impegnativo. «Troppo, per le condizioni attuali - conclude Mussini -. Tuttavia il problema sussiste e non è di poco conto. Speriamo che non debba succedere mai nulla di grave, anche perché ormai i cinghiali sono abituati ad avvicinarsi ai centri abitati in cerca di cibo e a convivere con la presenza degli essere umani».
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