IL MALTEMPO
Chi pulisce il marciapiede?
Cadute e feriti, spazi pedonali ridotti o gelati. Il sindaco: c'è un regolamento da rispettare ma conta di più il buon senso civico. La Cassazione però...

Chi pulisce i marciapedi?
"Il Comune" si aspettano i contribuenti.
Mavalà: i frontisti o i commercianti, replicano da Palazzo Estense, regolamento comunale alla mano.
La ragione sta nel mezzo, proprio come la neve, ormai ghiacciata, sulla maggiorparte dei marciapiedi della città.
Il regolamento comunale che obbliga commercianti e frontisti a ripulire il tratto di marciapiede davanti ad abitazioni o esercizi commerciali non è mai stato impugnato da alcuno. E in quanto atto legittimo è tutt’ora efficace.
D'altra parte, v’è una serie di pronunce della Corte Suprema (un esempio? La numero 16226 del 03/08/2005) che dà invece ragione a chi sostiene che sia il Comune, in quanto proprietario delle strade comunali, a occuparsi della manutenzione delle stesse, anche, se non soprattutto, quando nevica.
Tanto più che il codice della strada leva ogni dubbio definendo i marciapiedi “una parte della strada, esterna alla carreggiata”.
Marciapiede uguale strada, dunque di pertinenza comunale in tutto e per tutto.
Il problema è attuale e lo sarà per i prossimi giorni quando le previsioni meteorologiche segnalano temperature sottozero (anche oltre la soglia del -12°): se nessuno pulisce i marciapiedi, finirà che non pochi seguiranno gli oltre trenta sventurati, soccorsi negli ultimi tre giorni dalle ambulanze del 118 e finiti all’ospedale coi postumi da caduta sul ghiaccio tra Viggiù e Legnano. Traumi fisici ma anche costi assicurativi: chi li paga?
Attilio Fontana, sindaco di Varese è avvocato. Ma in questo caso mette da parte la legge: “Si tratta solo di buon senso. Anzi di buon senso civico - spiega -. E poi come avvocato non sarei affatto sicuro di averla vinta se mi trovassi a difendere un cittadino inadempiente rispetto a quel che stabilisce il regolamento comunale. Cioè che spetta a lui ripulire il tratto di marciapiede di cui è frontista, perché c’è una regola con forza di legge che impone questo compito. Però - prosegue il sindaco - siamo di fronte a un argomento che dimostra quanto la vivibilità delle città sia demandata prim’ancora che alle istituzioni, agli stessi cittadini. Che siamo in tempi di crisi è evidente, così come è evidente che i Comuni soffrono d’una cronica penuria di risorse. A Varese, stiamo dando fondo a quel che era stato preventivato per le nevicate e ci stiamo anche occupando di sgombrare da neve e ghiaccio i marciapiedi strategici del centro: quelli di maggior passaggio, perché vicini a scuole, uffici e altre attività di pubblica utilità. Ma non si può arrivare dappertutto e spetta ai cittadini tornare a occuparsi, come facevano i nostri vecchi, di spalare quel po’ di neve che può diventare un pericolo per tutti. Altrimenti finirà che, una volta terminati i fondi, ci toccherà imitare gli amministratori di qualche cittadina baltica, dove la neve se ne va solo a primavera inoltrata e nel frattempo chi deve percorrere le strade s’arrangia”.
L’appello del sindaco al “buon senso civico” si scontra però con la realtà quotidiana. E con qualche problema pratico: se si deve liberare un marciapiede già ingombrato di cumuli creati dallo spazzaneve, dove si butta la neve in eccesso nel caso non si disponga di uno spazio (rigettarla sulla strada è un'infrazione che può rasentare il reato)?
Forse in questo caso, oltre al buon senso, magari serviranno un carretto e uno spazio pubblico apposito o solo una diversa organizzazione dell’emergenza che abbia fondamenta di diritto meno generiche dello scaricabarile da regolamento comunale o del "chi fa da sé fa per tre". E che inviti il cittadino a munirsi di sale e pala e il Comune di carretto, se si vuole evitare il rischio che qualcuno istituisca la prima tassa meteorologica. Quella sulla neve.
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