LUCI ROSSE
Bordello di lusso a sei piani
Una struttura record nel centro di Chiasso. E si prevede l’arrivo di centinaia di clienti

L’edizione di ieri, venerdì 3 maggio, del quotidiano “Corriere del Ticino” ha riportato in anteprima alcune novità sul mondo delle luci rosse e della prostituzione nel cantone.
Non sono novità legislative, quelle di cui si discute invece in Italia da anni, riguardano invece il via libera a nuovi locali, ovvero luce verde alla luce rossa.
A Chiasso, a pochi chilometri dal confine con il comasco e il varesotto, al centro letteralmente di questo territorio, è stata rilasciata la licenza edilizia per la nascita di un postribolo di lusso di sei piani con tanto di Spa all’interno.
Sarà un vero e proprio palazzo, non un semplice appartamento perché, come anticipato dal giornale, avrà quattordici stanze con doccia, godrà di punti di servizio ristoro con posteggio anche interno.
Secondo le stime - scrive il CdT - saranno 70 in media i clienti nei giorni feriali, 120 il sabato e 80 la domenica, mentre è di 15 mesi la durata calcolata per i lavori di costruzione della struttura che, verosimilmente, potrà offrire posti di lavoro ad una ventina di addetti nei vari settori, dalla sicurezza alla ristorazione.
Lo stabile esistente sarà abbattuto e, sempre il quotidiano di Muzzano, ricorda che quella costruzione finì sotto i riflettori nel 2017 quando si scoprì che una parte dell’edificio era stata concessa in uso a un’associazione che praticava il suicidio assistito.
A Cadenazzo, invece, per andare in un’area del Sopraceneri distante dai confini, nel distretto di Bellinzona, della capitale del cantone, continua il braccio di ferro attorno alla volontà di costruire un bordello nella zona industriale-artigianale che ha, tra le altre cose, come gruppo promotore per la costruzione il medesimo della struttura di Chiasso.
Il Consiglio di Stato, il Governo ticinese, ha infatti respinto il ricorso presentato da un gruppo di confinanti contro la concessione della licenza edilizia a uso “bordello”, ma i ricorrenti - appresa la notizia sempre dal Corriere del Ticino - hanno fatto sapere già nel primo pomeriggio che contesteranno la sentenza del Governo davanti al Tribunale cantonale amministrativo.
Quest’ultima vicenda è nata ormai nel lontano 2014 e ancora non trova soluzione ma, pare di capire, le opposizioni non potranno andare avanti ad oltranza.
Quale che sia la sorte di questo ultimo locale, è impossibile tacere che, nonostante ci sia una leggera crisi del settore, i postriboli nelle aree di frontiera con la Lombardia continuano a macinare utili.
Milanesi, bergamaschi, comaschi e varesini, i clienti arrivano da ogni parte.
C’è anche chi lascia un po’ della sua tredicesima a fine anno e non solo per il sesso, magari anche per un regalo, con la speranza forse di essere ricordati. Di essere i preferiti. I gerenti, diversi di origine italiana, sono garantiti da una legge che promuove a fare tutto in regola dal punto di vista fiscale e sanitario, a tutela delle ragazze che svolgono questa professione regolarmente.
Al confine nascono così veri e propri “distretti del sesso” che, comunque la si pensi, hanno il potere di suscitare dibattiti dagli echi udibili fino in Italia.
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