CRISI
Chiusure Trony, mannaia su Caronno
Giù la saracinesca nel grande negozio dell’elettronica che aveva aperto i battenti solo un anno fa: a casa 15 dipendenti

È molto complessa la vicenda Trony che sta tenendo banco in questi giorni: 43 negozi che fanno parte della nota catena di elettronica hanno chiuso i battenti in tutta Italia a causa del fallimento di una sola società delle tante che gestiscono il marchio, Dps Group. Quindi le difficoltà e anche le chiusure, a macchia di leopardo, riguardano solo i negozi collegati a quella concessionaria, mentre tutti gli altri sono regolarmente aperti.
In provincia di Varese, a quanto è dato sapere in questo momento di confusione, a pagare il prezzo della crisi è solo la struttura di Caronno Pertusella, inaugurata in grande stile appena un anno fa e ora chiusa. Le altre insegne sono invece accese, essendo di un altro proprietario pur avendo la stessa casacca. Ecco perché si genera confusione fra i consumatori e i centralini dei negozi sono presi d’assalto. La situazione varesina viene monitorata dai sindacati del commercio, ma sempre con un collegamento alle vicende nazionali e regionali. I negozi a rischio sono in Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli e Puglia: 500 i lavoratori coinvolti, di cui 140 in Lombardia. E anche il Varesotto viene toccato seppur con numeri non drammatici. «Un punto vendita può sembrare poco, ma parliamo di una quindicina di dipendenti licenziati, di tante famiglie che si trovano senza un sostegno - ribadisce Carmen Ventre della segreteria Filcams Cgil di Varese -. Caronno fa parte della Dps Group che è fallita: la cosa strana è che, anche quando mancavano tre stipendi, arrivavano rassicurazioni da parte della società che si è sempre mostrata ottimista. Ora invece siamo ai licenziamenti, quando in questi mesi sono arrivati sempre messaggi di tranquillità. Sembrava andasse tutto bene, ma non era così. Ora stiamo chiedendo degli incontri con le amministrazioni dove sorgono i negozi chiusi, così da coinvolgere le istituzioni». Il tentativo è quello di ridurre l’effetto della crisi, in un settore che sta soffrendo anche in altri ambiti a causa della concorrenza spietata del commercio online.
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