GALLINE GRAZIATE
La faina pietosa mangia solo le uova
Svelato con una fototrappola il mistero di un pollaio di Cittiglio

Era un giallo che andava risolto: in quel pollaio di Vararo nottetempo sparivano le uova, alla presenza delle galline. Tutto attorno era stato recintato dal proprietario a prova di faine e volpi. C’era un altro dato inspiegabile: all’esterno, per terra, alcune mattine si trovava un uovo rotto.
Chi rubava quelle uova senza lasciare nessuna traccia? Il problema pareva di difficile soluzione. Una fototrappola appostata con discrezione e rispetto per gli animali ha risolto il mistero e ne è scaturito un filmato di grande interesse. La descrizione è stata offerta da Renato Tomasini, 60 anni, allevatore di capre, che vive poco distante e che da tre anni utilizza questo strumento per approfondire la conoscenza del comportamento dei suoi vicini di casa, come definisce gli animali del bosco: «Una faina, con un’azione da contorsionista, riusciva a passare attraverso un minuscolo pertugio tra le maglie della rete e una volta nel pollaio, invece di ammazzare tutte le galline, come spesso accade, si limitava a prendere a una a una le uova e a portarle all’esterno. Qualche volta, qualche uovo le cadeva nel varcare il difficile passaggio. La fototrappola ha permesso di svelare il probabile motivo per cui la faina non toccava le galline: al sopraggiungere del predatore diventavano statue. Un comportamento, il loro, definito «freezing» e così facendo, probabilmente, non attivavano la reazione conosciuta come «surplus killing» che scatta nella faina in presenza di animali agitati, uccidendoli».
È curioso osservare il filmato, ma quello che affascina di più è la competenza del capraio, come si definisce, che ha scelto questa attività per assecondare la passione della moglie Chiara Pasquali, laureata in scienze agrarie, e nel contempo per continuare a osservare il comportamento degli animali selvatici. Non poteva essere migliore la sua scelta: non si tratta, infatti, solo di appostare la macchina fotografica (è di Renato Tomasini anche la foto del tasso). Si tratta di avere alle spalle un percorso di osservazione, conoscenza, rispetto, generato dalla passione, dall’esperienza di socio fondatore - nel 1981, assieme a Mario Chiodetti, Luca Fumagalli e Franco Ballerio - della sezione varesina della Lipu. Costante è il suo rapporto con l’Università dell’Insubria di Varese. «Conosco bene i miei vicini di casa - spiega - Sanno perfettamente che per me è importante non dar loro fastidio», afferma parlando del regno animale che lo circonda. «Accompagnando al pascolo le capre, è come se fossi sul pezzo, usando un termine giornalistico. Ho il polso della situazione ora per ora: seguo le loro tracce sul terreno, osservo gli escrementi, gli avanzi del pasto». Conosce molto bene i luoghi dove posizionare la fototrappola, senza creare problemi. Così l’occhio discreto di questo corretto divulgatore è puntato di volta in volta sui tanti protagonisti che abitano lo stesso bosco, i loro cicli e le relazioni che tra essi si stabiliscono, cogliendo a volte fatti inaspettati che nel loro piccolo possono contribuire alla ricerca scientifica. Passione e conoscenza si coniugano perfettamente nelle sue immagini.
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