TRIBUNALE
Il colpo in banca dei «rapinatori gentili»
A Varese ripercorsa la rapina avvenuta a Cocquio Trevisago: a processo 50enne di Casoria, in tre hanno già patteggiato

Colpo grosso dei “rapinatori gentili”: in Tribunale va in scena il “film” della rapina in banca a Cocquio Trevisago. Un colpo da quasi centomila euro, messo a segno nove mesi fa da quattro napoletani in trasferta, arrestati nel giro di pochi giorni dai carabinieri.
TRE PATTEGGIAMENTI, UN RITO ORDINARIO
Tre di loro hanno già patteggiato (le pene vanno da tre anni e mezzo a quattro anni e due mesi di reclusione), il quarto uomo accusato del colpo, un 50enne di Casoria, ha invece scelto il rito ordinario. E oggi - con l’esame dei carabinieri della Stazione di Besozzo e del Nucleo Investigativo di Varese, oltre che di dipendenti e clienti della filiale del Crédit Agricole presenti quel giorno negli uffici - il processo è entrato nel vivo.
LE TESTIMONIANZE
«Sono arrivati due uomini, uno dei quali armato di taglierino, e ci hanno fatto mettere tutti contro il muro. Uno è andato con la cassiera nel caveau a prendere i soldi, l’altro ha estratto da una borsa le fascette da elettricista e ci ha legato i polsi», hanno raccontato i testi. Ma non tutti i presenti sono stati bloccati: sono stati “risparmiati” sia un’impiegata che soffre di attacchi di panico, sia una coppia di anziani che si è sentita male. “State tranquilli, non vogliamo farvi del male”, hanno ripetuto. «Sono stati gentili, non ci hanno maltrattato», ha precisato un pensionato. zHo detto loro che mia moglie stava male e allora non le hanno messo le fascette. E neppure a me».
GLI ARRESTI
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’uomo a processo è uno dei due che è entrato in banca, mentre il palo e l’autista sono rimasti fuori. Il conducente della Fiat Idea, parcheggiata davanti al centro commerciale, è stato il primo a finire in manette dopo essere stato bloccato dalla polizia locale perché l’auto era senza assicurazione. Il palo è stato fermato in stazione a Milano dalla Polfer. Gli altri due, identificati dall’Arma grazie alle immagini delle telecamere e all’analisi del telefono sequestrato all’autista, sono stati arrestati pochi giorni dopo nel Napoletano. A incastrarli anche il loro Dna rilevato su spazzolini da denti, calze e asciugamani sequestrati sull’auto usata per il colpo. A casa di uno di loro, in un appartamento di Cardito (Napoli) sommerso dai rifiuti, sono stati trovati 14mila euro nascosti in una scatola di scarpe.
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