LA REAZIONE
«Dio lo punirà. Riferiteglielo»
La rabbia delle figlie di Giuseppe Piccolomo, prosciolto dall’accusa di uxoricidio

«Me lo ricordo come se fosse ora, quando ci disse che l’aveva fatta franca perché i carabinieri non avevano trovato le prove per incastrarlo. Non ci consola che sia stato condannato già a un altro ergastolo. Finché mia mamma non avrà avuto giustizia, non avremo pace».
Così hanno commentato a caldo, a margine dell’udienza nell’aula magna della Corte d’Assise d’Appello, le due figlie di Giuseppe Piccolomo, Cinzia e Tina.
«Proviamo disgusto e ribrezzo per quell’uomo, ma Dio lo punirà, glielo riferisca», si è poi rivolta Tina all’avvocato Stefano Bruno.
«Non si vergogna di aver salvato un assassino ricorrendo a cavilli legali?».
«In realtà, con questa sentenza, che sono convinto farà giurisprudenza, ha trionfato il diritto», ha replicato con pacata soddisfazione il difensore di Piccolomo.
«Rispetto il dolore delle figlie, ma è finita come doveva essere sin dal primo momento. Mi domando piuttosto perché si sia dovuto portare avanti questo processo a tutti i costi».
«Non vorrei abusare di una frase inflazionata in questi ultimi anni. Ma mai come in questo caso, è sembrato che la linea difensiva dell’imputato sia stata improntata a difendersi dal processo più che nel processo», ha dichiarato il sostituto procuratore generale di Milano Daniela Meliota, terzo magistrato della Procura Generale a occuparsi del caso dopo l’avocazione dello stesso da parte della collega (ora in pensione) Carmen Manfredda, che ha fatto capolino in aula.
Un’indagine complessa e costosa - basti ricordare la perizia con tanto di Volvo fatta bruciare nella cava del cementificio Colacem -, che dopo il primo grado (condotto in aula dal sostituto pg Maria Grazia Omboni) sembrava aver provato un omicidio volontario, ma è invece finita in un vicolo cielo.
«La Procura Generale ricorrerà in Cassazione», assicura il sostituto pg Meliota.
«E noi sopporteremo la Procura con una nostra memoria», gli ha fatto eco l’avvocato Antonio Cozza, legale di parte civile delle due figlie dell’imputato con il collega Nicodemo Gentile.
«È una sentenza squisitamente tecnica. Ne prendiamo atto, ma restiamo profondamente allibiti».
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