IL PROCESSO
Tolto un ergastolo a Piccolomo
L’Assise d’Appello sull’omicidio della moglie: «Per quel fatto non può essere processato due volte»

«Si dichiara di non doversi procedere nei confronti di Piccolomo Giuseppe in ordine ai reati ascritti perché per i medesimi è stato già giudicato con la sentenza irrevocabile di applicazione pena del 23 gennaio 2006 dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Varese».
Erano le 14 di oggi, 20 gennaio 2021, quando il giudice Giovanna Ichino, presidente della prima Corte d’Assise d’Appello di Milano, ha di fatto azzerato il secondo ergastolo inflitto il 18 gennaio 2019 del 69enne ristoratore-imbianchino originario di Corato, provincia di Bari. Piccolomo era sotto processo con l’accusa di aver ucciso volontariamente la prima moglie, Marisa Maldera, simulando un incidente stradale avvenuto a Caravate nella notte del 20 febbraio del 2003, per poter incassare i premi assicurativi a lei intestati e quindi rifarsi una vita con la lavapiatti marocchina della quale si era invaghito (e dalla quale ha avuto anche due figli).
Premesso che le motivazioni saranno depositate tra un paio di settimane, si può dire sin d’ora che la Corte d’Assise d’Appello del capoluogo lombardo ha accolto la questione preliminare inserita nei motivi d’appello presentati dal difensore di Piccolomo, l’avvocato Stefano Bruno. Il legale varesino, e non era la prima volta che lo faceva, ha sostenuto la tesi della sussistenza del principio giuridico del «Ne bis in idem», quello per il quale una persona non può essere giudicata due volte per il medesimo fatto. A seguire il ragionamento dell’avvocato Bruno, l’azione penale da parte della Procura Generale non avrebbe dovuto nemmeno essere esercitata, poiché l’imputato era già stato giudicato per l’incidente stradale nel gennaio del 2006. Nello specifico, aveva patteggiato un anno e tre mesi (con la condizionale) per omicidio colposo. Piccolomo ha seguito l’udienza dalla casa di reclusione di Bollate, dove sta scontando una condanna all’ergastolo per il delitto delle mani mozzate di Cocquio Trevisago, cioè l’assassinio dell’82enne pensionata Carla Molinari risalente al 5 novembre del 2009.
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