CONCORDATO RESPINTO
Cocquio, in coma per le botte: no allo “sconto”
Appello per l’uomo che picchiò la compagna riducendola allo stato vegetativo

Non ci sarà, almeno per il momento, alcuno sconto di pena in appello per A. I., casertano di 42 anni, farmacista nel Comasco, condannato in primo grado a Napoli a sei anni di reclusione per l’aggressione alla sua ex compagna, una donna di Cocquio Trevisago di 37 anni più grande di lui, reato che sarebbe stato compiuto durante una vacanza della coppia in Campania nel 2017 (la donna sarebbe stata colpita più volte al viso nel corso di una lite e da allora è ridotta in stato vegetativo).
Ieri, lunedì 18 settembre, la Procura generale di Napoli ha negato infatti il consenso al patteggiamento (che in questa fase del giudizio si chiama in realtà “concordato”) proposto dal difensore di I., un accordo che avrebbe fatto scendere la pena di un terzo, e quindi da sei a quattro anni di reclusione. L’udienza è stata quindi rinviata al prossimo 13 novembre, quando si discuterà nel merito della vicenda. Nel frattempo i termini di custodia cautelare sono stati sospesi e l’imputato rimane ai domiciliari.
Nel novembre dello scorso anno, alla fine del processo di primo grado, il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a dieci anni di carcere per tentato omicidio, ma il Tribunale di Napoli aveva derubricato l’accusa, trasformandola in lesioni gravissime con l’aggravante dello stato di invalidità permanente della vittima, e aveva inflitto a I. i sei anni di reclusione di cui si discute ora in appello. I. era stato arrestato nel settembre 2021 e ha sempre respinto tutte le accuse. Il Tribunale nei suoi confronti aveva disposto anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Al processo dello scorso anno avevano partecipato anche le figlie dell’anziana, parti civili con l’avvocato varesino Matteo Pelli, e le due donne sono presenti allo stesso modo al processo napoletano d’appello.
A incastrare I. fino ad oggi sono state le diverse versioni fornite sulle cause del ricovero della sua compagna, poi sostituita da una signora comasca, anche lei anziana (75 anni) e benestante. Ai medici del Pronto soccorso di Terni - dove la coppia si era fermata nel luglio 2017 rientrando dal viaggio in Campania perché lei stava male - disse che la donna era stata ferita durante una rapina nel Napoletano; alla figlia della vittima raccontò che aveva subito uno scippo e, cadendo, aveva battuto la testa contro un’auto; alla propria madre riferì che era inciampata mentre scendeva dalla macchina; e alla nuova compagna spiegò che era invece caduta mentre cercava di entrare in auto. Contraddizioni a cui vanno aggiunte altre anomalie nel comportamento dell’uomo, a partire dalla scelta di non sporgere denuncia per la rapina di cui, a suo dire, la donna sarebbe stata vittima.
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