ROMA
Confesercenti-Cer, -2,4 miliardi di consumi nel 2025

(ANSA) - ROMA, 18 SET - Autunno lento per i consumi. Nel 2025
la spesa delle famiglie italiane dovrebbe aumentare di poco più
del +0,5%, con una variazione congiunturale nulla tra primo e
secondo semestre e un incremento tendenziale limitato allo 0,1%.
Rispetto alla stima diffusa prima dell'estate (+0,7%) mancano
all'appello oltre 2,4 miliardi di spesa.
A stimarlo è Cer per Confesercenti in occasione della giunta
nazionale riunita oggi a Roma.
Il rallentamento si spiega con la persistenza di fattori che
comprimono il reddito disponibile e acuiscono l'incertezza dei
consumatori. Pesa la pressione fiscale, in crescita: nel secondo
trimestre la quota di imposte indirette sul valore aggiunto è
salita al 15,1%, contro il 14,3% dello stesso periodo 2024.
Incide anche la disomogeneità dell'inflazione: le famiglie
concentrano la spesa su alimentari e casa, comparti dove i
rincari restano al di sopra della media. Il risultato è che gli
aumenti retributivi, pur presenti, non si traducono in un reale
incremento del potere d'acquisto.
"Di fronte a questo quadro, le imprese del commercio, del
turismo e dei servizi esprimono preoccupazione, e chiedono con
forza che la legge di bilancio si concentri su misure per il
rilancio dei redditi e della spesa delle famiglie, a partire
dalla riforma fiscale e dalla detassazione delle tredicesime",
commenta il presidente di Confesercenti Nico Gronchi. "Sarebbe
un intervento strategico anche per la crescita: con la
prospettiva di un probabile rallentamento degli scambi
internazionali a causa di conflitti e tensioni, il mercato
interno è il fronte su cui puntare per rafforzare il nostro Pil.
Bisogna però accompagnare l'alleggerimento con misure che
tutelino le imprese del territorio. Da questo punto di vista,
resta prioritario correggere lo squilibrio fiscale tra web e
offline. Le grandi piattaforme di eCommerce internazionali
godono da anni di vantaggi di natura 'elusiva': sfruttano
differenze normative e disomogeneità tra Paesi per scaricare
sugli altri contribuenti - in particolare le piccole e medie
imprese - il peso di un carico fiscale che dovrebbe invece
essere condiviso equamente".
"Un sistema fiscale non garantisce parità di trattamento non è
solo ingiusto: è anche un fattore di concorrenza sleale che
sottrae risorse allo Stato e quote di mercato alle imprese che
operano correttamente sul territorio". (ANSA).
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