CORONAVIRUS
«Ci servono tamponi e test»
Fase due, imprese e lavoratori chiamano i laboratori privati accreditati

Sono centinaia le telefonate ai centralini dei poliambulatori da parte di singoli lavoratori, ma più spesso di imprenditori piccoli e grandi, che chiedono consiglio e informazioni su tamponi e test sierologici.
Soprattutto su questi ultimi. Si fa un gran parlare delle nuove strategie per comprendere se si è venuti in contatto con il virus. E il responso può aiutare parecchi per capire dove e come fare rientrare in ufficio, in fabbrica o alle vendite di un negozio, i lavoratori.
La risposta, però, è sempre la stessa: «Non possiamo fare i tamponi e non facciamo i test sierologici», dice Claudio Pucci, titolare del centro polispecialistico Beccaria di Casbeno. Versione che viene ribadita anche da Malek Isber dal nuovo centro fisioterapico di via Maspero.
LA GIUNGLA DI PROPOSTE
Le occasioni di acquistare test e reagenti non sono mancate, in queste settimane. Gli informatori farmaceutici e gli emissari di aziende che hanno messo a punto sistemi di test rapidi sono tra le categorie più attive, in questo periodo di caos ma di necessità di ripresa. E le domande ulteriori, di fronte al “no” dei laboratori privati convenzionati, sono sempre le stesse: «Perché il mio collega, invece, lo ha fatto? Perché in altre regioni, invece, il test si fa?»
La situazione è la seguente: di test sierologici esiste una grande quantità e in alcuni centri ospedalieri privati, in particolare a Milano, è possibile fare i tamponi a pagamento. Il motivo per cui i laboratori di solito non accettano l’acquisto di test rapidi per valutare lo stato immunologico del cittadino è che i centri privati accreditati, come è logico che sia, non si metteranno mai “contro” la sanità regionale che consente appunto di contrattualizzare i centri per quelle prestazioni che gli ospedali e gli ambulatori pubblici non riescono a garantire.
Dunque ufficialmente in Lombardia i laboratori privati accreditati non possono svolgere i test sierologici. La prossima settimana decollano i test su operatori sanitari, medici e infermieri, nelle zone a maggior contagio.
L’UNICO VALIDO
Al momento il test validato è quello messo a punto nei laboratori del San Matteo di Pavia. Si attende che venga estesa la possibilità di eseguirlo, con patente di ufficialità regionale, anche ai laboratori privati. Con quale metodologia e se l’opportunità verrà estesa anche ai laboratori privati accreditati, è quanto gli operatori attendono di sapere. «È giusto che ci siano regole precise e che i test scelti dalla regione siano attendibili al massimo - spiega Pucci -. Immaginate se venissero fatti test rapidi e poco affidabili, per riaprire le attività. Immaginate solo i ricorsi e le cause se fosse lasciata totale libertà di scelta del metodo».
Ciò non toglie che mentre la politica litiga sulle decisioni prese finora in Lombardia sugli screening, sull’opportunità di estendere i tamponi o i test rapidi, quelli prendendo una gocciolina di sangue, migliaia di cittadini si muovono per sapere dove poter fare il test per stabilire se sono infetti o lo sono stati ma soprattutto se potranno (timidamente) tornare al lavoro.
UNA NORMA NAZIONALE
La Regione auspica, sui test rapidi del siero per la determinazione degli anticorpi, una norma nazionale. Lo ha sostenuto l’assessore al Welfare Giulio Gallera, rispondendo ieri a una domanda in commissione Sanità. «Il rischio è di ingenerare un percorso sul territorio difficilmente controllabile e quindi un rischio per la salute pubblica».
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