CORONAVIRUS
Molina, prelevati altri documenti
L’inchiesta si allarga: la Finanza è tornata in viale Borri su ordine della Procura

Dopo l’intervento di lunedì mattina alla Fondazione Molina, per l’acquisizione di dati sulla gestione dei pazienti dell’emergenza coronavirus alla Fondazione Molina, ieri nella struttura di viale Borri c’è stato un ritorno della Guardia di Finanza di Varese.
Acquisire tutte le documentazioni necessarie e le cartelle cliniche dei pazienti non è provvedimento che si possa compiere in una sola mattina. Motivo per cui la Guardia di Finanza della Compagnia di Varese, cioè il reparto operativo delle Fiamme Gialle, è tornata nella rsa per completare l’acquisizione degli atti necessari ad avere un quadro chiaro e completo dei contagi, dei decessi collegati al coronavirus o sospetti tali, dei documenti con le procedure applicate.
I militari della Gdf, coordinati dal generale Marco Lainati, sono intervenuti in questo caso su disposizione della Procura della Repubblica diretta dal procuratore capo Daniela Borgonovo, che ha aperto una inchiesta sulla residenze sanitarie assitenziali sull’emergenza covid.
PERCHÉ ACCETTARE I PAZIENTI DAGLI OSPEDALI?
Intanto al Molina arrivano le domande dell’avvocato Stefano Filograna per conto di una assistita ricoverata al “Primo Perelli” e rappresentano anche le domande sintesi delle perplessità di parenti degli ospiti della struttura che nelle scorse settimane avevano inviato segnalazioni e manifestato preoccupazione sulle misure di sicurezza adottate per limitare il contagio, molto prima che, a livello nazionale, esplodesse il caso delle rsa. Tra i quesiti, quello relativo ai «15-20 ricoverati al reparto subacuti, provenienti dall’ospedale di Varese tra febbraio e marzo 2020, con problemi polmonari: quanti - è la domanda - sono guariti?».
Il reparto subacuti è quello che ha accolto pazienti dall’ospedale. «Per quale motivo hanno avuto accesso nella vostra rsa pazienti provenienti dall’sopedale di Varese, con evidenti patologie polmonari» e che dunque ricordano condizioni causate «da affezione da covid-19, senza preliminari verifiche della condizione di contagio o comunque senza adottare misure di quarantena quanto meno a titolo cautelativo?»
E ancora: perché hanno potuto varcare la soglia del Molina i parenti di alcuni ospiti nel reparto subacuti, dal 9 al 18 marzo», quando «nello stesso periodo i familiari di ricoverati in altri reparti erano stati più che correttamente esclusi?».
GLI OSPITI CONFINATI
Molti ospiti di strutture residenziali e non contagiati sono confinati nelle loro stanze, «in una condizione di intollerabili restrizioni», . Ebbene, l’avvocato Filograna sostiene che questo confinamento appaia «frutto della mancata adozione, in precedenza, di adeguate misure anticontagio», è la posizione del legale. Che aggiuge un aspetto economico alla vicenda. E cioè che le rette degli ospiti rinchiusi nelle loro stanze siano almeno decurtate della quota alberghiera.
I DATI DELL’ATS INSUBRIA
L’Ats Insubria ha comunicato ieri i dati relativi alla situazione epidemiologica sul suo territorio. l dati, però non scorporati per provincia - visto che l’Ats comprende la provincia di Varese e quella Comasca, con tre Asst coinvolte (Sette Laghi, Lariana, Valle Olona) - indicano che al 18 aprile vi erano 3.750 soggetti positivi (84% del totale) e 1291 persone guarite (4,3%). I deceduti sono 522: l’età media delle persone morte (gli uomini sono il 64,2 per cento dei decessi totali), è di 77,9 anni.
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