CORONAVIRUS
«Ridurre la vita sociale un obbligo»
I numeri del contagio: 6500 positivi, 333 decessi. Gallera: «Il sistema regge, abbiamo quasi mille posti in terapia intensiva. Ma il contagio si ferma solo se tutti fanno la propria parte». Presto a Cuasso al Monte 134 pazienti in via di guarigione

Lombardia chiusa, giorno 2. Mentre la morsa provocata dal Decreto del Consiglio dei ministri di sabato notte si fa sentire sulla nostra regione e sulle altre 14 province del Centro-nord “bloccate” per contenere il contagio, Covid-19 non accenna a voler mollare la presa. Anzi, la stretta si fa ancora più dura.
Lo dicono chiaramente le nude cifre snocciolate come ogni giorno, in videocollegamento diretto via Facebook dalla Regione, dall’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera:
I NUMERI
«Il totale dei pazienti positivi in Lombardia ad oggi è di 6469, ben 1280 in più rispetto a 24 ore fa - esordisce - Abbiamo 2802 ricoverati (ieri erano 585 in meno) di cui 405 (+41) in Terapia intensiva. C’è però anche un dato positivo, che riguarda i pazienti dimessi, finora 646, ma crescono purtroppo anche i decessi, ben 333 con un aumento di 76. Per quanto riguarda le aree continua la crescita significativa in provincia di Bergamo, con 1245 positivi (+248), forte crescita anche nel Bresciano, 739 casi totali rispetto ai 501 di ieri. Cresce Cremona a quota 916, mentre Lodi ha un incremento decisamente più contenuto. Sono 506 i casi in provincia di Milano (+100), mentre il resto della Regione ha numeri molto più contenuti».
LE CONTROMISURE
La giornata odierna è stata molto intensa, a Palazzo Lombardia, sempre sul fronte del contenimento delle emergenze: «Da stamattina sono in corso incontri con tutti i direttori generali lombardi, stiamo ragionando su come mettere in campo le nostre competenze per fronteggiare nel modo migliore l’emergenza. E accanto ai numeri impressionanti abbiamo anche notizie positive. Abbiamo superato il nostro obiettivo iniziale per la disponibilità totale di posti letto in Terapia intensiva: partendo dal dato di 724, ci auguravamo di aggiungerne almeno 100-150: in 15 giorni abbiamo fatto olto meglio, siamo arrivati a 223. E contiamo di aprirne almeno altri 150 nei prossimi 7 giorni, superando quota mille. Questo anche grazie al blocco delle sale operatorie (che liberano tre posti ciascuna in Intensiva) e alla riconversione di alcune parti di ospedali.
CUASSO AL MONTE
Il sistema, dunque, nel suo complesso «regge bene», il pensiero di Gallera considerando l’attuale situazione. Importante, nell’ottica di una collaborazione globale dell’intero comparto regionale sanità, anche il ruolo di alcuni presìdi ospedalieri come Sondalo e Cuasso.
Nello storico ospedale del Varesotto saranno trasferiti pazienti sfebbrati ma ancora positivi da accompagnare verso la guarigione in una struttura adatta, liberando così spazi per le Terapie Intensive: «A Cuasso al Monte arriveranno altri 134 pazienti. In questo modo puntiamo a vincere la nostra sfida, che è quella di avere sempre più posti a disposizione di quelli che occorrono».
L’APPELLO
Da ieri e, soprattutto, da stamattina con l’inizio di una nuova settimana feriale, stanno avendo effetto le misure più restrittive volute dal governo (bar e ristoranti chiusi dalle 18, centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi), ma da Gallera arriva un forte invito che non è più solo un suggerimento, ma che giocoforza diventa un obbligo: «Non uscite di casa senza motivi strettamente attinenti ad attività produttive o per attività indifferibili, come la spesa, acquisti in farmacia o un anziano parente malato da andare a trovare. Il messaggio forte che lanciamo noi - e che viene anche dal Decreto - è di rimanere al proprio domicilio. Il coronavirus non si può sconfiggere con un farmaco perché non esistono farmaci specifici e non c’è vaccino. L’unico modo per fermare la diffusione è ridurre drasticamente la vita sociale e i movimenti. E ciò vale per tutti, anziani e deboli ma anche per tutti coloro (giovani, bambini) che non rischierebbero probabilmente nulla ma che sono potenti veicoli di diffusione».
«Dove c’è un controllo sempre maggiore dei movimenti c’è un crollo dei contagi, basta vedere i grafici della provincia di Lodi e della zona rossa. Ricordiamo che non solo gli anziani sono a rischio, il 33% dei ricoverati in Intensiva ha tra i 50 e i 60 anni, e un numero non indifferente sono i giovani, che vanno intubati e che poi, grazie all’ossigenazione continua dei polmoni, riescono a guarire, ma solo dopo un lungo periodo (anche 2-3 settimane).
I risultati si vedranno solo se i nostri concittadini decideranno di collaborare, se non si comporteranno come è accaduto sabato (parchi pieni, strade affollate). I primi risultati, come quelli già visti nel Lodigiano, si potranno avere già nel giro di qualche giorno, ma solo se tutti faranno la loro parte».
Altrimenti, non lo dice ma la conclusione va praticamente da sè, il virus potrebbe avere partita vinta.
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