CORONAVIRUS
Sant’Erasmo, quinto decesso
Altri otto ospiti con sintomi sospetti: malati anche tra il personale. Nessun tampone, la Rsa costretta a gestire in proprio l’emergenza

Ieri alla residenza per anziani Sant’Erasmo è morto un altro ospite. Si tratta della quinta vittima da quando due settimane fa è iniziata l’emergenza Coronavirus, anche se non ci sono certezze in merito alle cause del decesso le circostanze sono preoccupanti: anche l’anziano mancato ieri aveva febbre e problemi respiratori, esattamente come gli altri tre che se ne sono andati nelle ultime due settimane.
Il quarto decesso è imputabile a cause naturali, ma il risultato è comunque allarmante: in questo mese di marzo, fino a oggi alla Sant’Erasmo si sono registrati cinque decessi, un sesto ospite è gravissimo dopo che risultato positivo al tampone è stato dimesso dall’ospedale di Legnano e rispedito nella struttura di via Ferraris.
Nel marzo 2019 i decessi nella Rsa erano stati in tutto 3. A ieri sera, altri 8 ospiti accusavano febbre. «Impossibile sapere quanti abbiano effettivamente contratto il virus – afferma il direttore Livio Frigoli -. Dopo il primo contagiato, poi deceduto, l’agenzia di tutela della salute ha negato la possibilità di sottoporre a tampone gli ospiti e i dipendenti della Rsa. Gli ospiti che mostrano sintomi compatibili con il Coronavirus sono comunque trattati in isolamento, ma non abbiamo alcuna certezza che il contagio si sia effettivamente diffuso».
Di certo, nella giornata di ieri altri tre dipendenti della Rsa si sono messi in malattia: se due settimane fa, dopo l’annuncio dell’ospite positivo al tampone e del contagio della prima operatrice sanitaria, la loro poteva sembrare una mossa “diplomatica”, adesso Frigoli non ha dubbi: «Gli operatori sono rimasti in prima linea nei giorni più difficili, garantendo agli ospiti tutta l’assistenza necessaria. Adesso qualcuno comincia ad accusare sintomi influenzali, che tutti ci auguriamo possano essere passeggeri».
Alla Rsa Sant’Erasmo la battaglia continua giorno dopo giorno, con la consapevolezza che anche a Legnano si sta combattendo una battaglia storica. Quella per difendere la dignità e il diritto alla salute di 125 anziani che in questo difficile momento il sistema sanitario lombardo sembra aver scelto di dimenticare.
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