L’APPELLO
«Si deve andare avanti»
Le onoranze funebri di Busto Arsizio e Varese: «Poca chiarezza sulle regole da seguire»

Le agenzie di pompe funebri della provincia di Bergamo hanno annunciato lo stop del servizio. Lamentano la scarsa sicurezza e la scarsa protezione che incombono sui propri operatori, chiamati ad entrare e uscire da ospedali, case di riposo e abitazioni per portare via le bare con i morti.
Una presa di posizione forte che, salvo revoche, potrebbe portare già da oggi, lunedì 30 marzo, al blocco dei servizi di pompe funebri. Questo a Bergamo, zona flagellata dal virus.
E a Varese, che ha un numero di contagiati e di vittime di gran lunga inferiore?
«ANDIAMO AVANTI»
«Comprendiamo la situazione che si sta registrando a Bergamo e Brescia e per questo rispettiamo la loro presa di posizione. Ma noi, qui, in provincia di Varese, andiamo avanti, almeno fino a quando riusciremo a farlo». Parla il titolare di una nota agenzia di onoranze funebri di Varese che è anche referente della categoria per i contatti con la Regione.
«In questo momento, devono prevalere il senso di responsabilità e il rispetto per il dolore che accompagna la perdita di vite umane».
Stessa valutazione arriva dal Basso Varesotto, dall’impresa Bustese pompe funebri di Enrico e Lina Mismirigo: «Il pericolo esiste, certo, nessuno vuole fare l’eroe, ma il nostro è un servizio essenziale. Non possiamo fermarci - spiega Enrico Mismirigo -. Se qualcuno pensa che lo facciamo per motivi di lucro, si sbaglia di grosso: in questo momento staremmo a casa volentieri anche noi. Ma siamo in emergenza, dobbiamo dare il nostro aiuto».
TUTE E MASCHERINE
«Avevamo già tutti i dispositivi di protezione, ora ci siamo attrezzati al fine di gestire questo momento di emergenza» spiega il titolare dell’agenzia varesina di pompe funebri. La dotazione se la sono procurata loro. E consiste, essenzialmente, in tute, mascherine e occhiali protettivi.
Poi, ci sono gli allestimenti di sicurezza, anti-contagio, per ciò che riguarda i mezzi di trasporto delle bare. «Al momento - conferma l’agenzia Mismirigo - siamo riforniti, possiamo e dobbiamo andare avanti».
Entrambe le imprese assicurano che vengono rispettate, «col massimo rigore», le condotte - soprattutto nei rapporti con i parenti dei defunti e l’accesso ai locali - che servono a prevenire i pericoli di contagio.
LA CHIUSURA DELLA BARA
Quando è accertato il decesso per coronavirus e in presenza del certificato di morte redatto da un medico necroscopico, «procediamo subito alla chiusura della bara, non come nelle morti per altre cause che prevedono che resti aperta per 24 ore» spiega l’impresa funebre di Varese.
Non c’è la vestizione del defunto, solo lenzuola di formalina. «Entro tre giorni, deve avvenire poi la cremazione, altrimenti il Comune deve dare l’autorizzazione al seppellimento». Sta avvenendo così a Varese? «Sì, l’attività di cremazione si sta svolgendo, al momento, regolarmente». A Bergamo, la situazione è diversa.
I CASI SOSPETTI
Si registrano però decessi che vengono classificati come «sospetto coronavirus». Non potendo fare il tampone alla persona deceduta, resta il dubbio se si debba seguire la procedura per le morti infettive, quindi l’immediata chiusura della bara e gli altri adempimenti del caso.
«Non c’è granché di chiarezza nelle disposizioni normative legate al coronavirus, noi cerchiamo di usare le stesse cautele come se fosse una morte causata da Covid-19» assicurano le due imprese funebri, di Varese e Busto Arsizio. «C’è però grande incertezza».
ADDIO SENZA FUNERALE
«Il rito funebre è importante, aiuta a metabolizzare la perdita di un persona. Oggi abbiamo invece la sparizione. Non c’è funerale, non c’è un riferimento che aiuti a sopportare il dolore».
I titolari delle due agenzie di pompe funebri confermano lo strazio di non poter dare l’ultimo saluto. Enrico Mismirigo racconta di aver fatto un piccolo strappo alla regola. «Nel trasporto di una bara, siamo passati davanti alla casa dei parenti, ci siamo fermati per un attimo e abbiamo permesso che si affacciassero al balcone per un ultimo saluto».
Sembra poco. È tantissimo.
© Riproduzione Riservata