ARTE
Correggio: un paradiso sospeso a 26 metri di altezza
Il fotografo Lucio Rossi cala gli affreschi dal cielo fino al visitatore: da ammirare anche il monastero benedettino di San Giovanni

«Un bel guazzetto di rane». Sembra essere stato questo il commento sarcastico di uno dei fabbricieri del Duomo di Parma nel vedere la cupola, appena terminata, affrescata da Antonio Allegri (1489-1534), detto il Correggio dal nome della sua città natale, in provincia di Reggio Emilia. Era il 1530 e il pittore emiliano era appena sceso dai ponteggi del suo terzo capolavoro parmense, dopo la camera della badessa nel monastero di San Paolo e la cupola di San Giovanni Evangelista. Si tratta di cupole di una libertà compositiva inaudita; non solo non ci sono architetture, ma i cieli sono affollati da un numero straordinario di figure in movimento, entro il libero e arioso spazio luminoso della volta celeste, angeli e santi che creano grande confusione sorgendo dai colossali batuffoli delle nubi: un’audacia che nemmeno Michelangelo aveva osato sperimentare sulla volta della Cappella Sistina. Lo aveva intuito Tiziano, che aveva risposto alle critiche: «capovolgete la cupola, riempitela d’oro e non sarà mai pagata a dovere». Il massimo pittore veneziano aveva capito che le due cupole correggesche di Parma rappresentavano i precedenti di ogni cupola barocca.
In occasione dei 500 anni dal termine della prima delle due cupole, quella della chiesa benedettina di San Giovanni Evangelista, Parma celebra l’anniversario con l’installazione Il Cielo per un istante in terra, nata dal progetto del fotografo Lucio Rossi. Grazie a un fotopiano, gli scatti di Rossi esposti all’interno del monumentale Refettorio del monastero di san Giovanni calano idealmente gli affreschi dal “cielo” per disporli al contatto con il visitatore che può così godere della visione ravvicinata di stupefacenti particolari e di minute soluzioni artistiche che la visione dal vero non può offrire, e scoprire ciò che da terra si perde nella spettacolare scenografia illusoria dell’insieme della cupola che raffigura Gesù che scende ad accogliere Giovanni, l’ultimo apostolo ancora sulla terra, che salirà con Lui in cielo. «Un paradiso sospeso a 26 metri di altezza di 9 metri di diametro», scrive Rossi, di cui si apprezza così la grazia raffaellesca di certi volti, le tensioni muscolari, le prospettive schiacciate, le pennellate morbide e gli sbattimenti di luce, «volti di uomini semplici, contadini, pescatori, mani che si muovono a descrivere momenti e fatti, piedi che hanno camminato scalzi tutta la vita». «Un luogo pieno di angioletti che spuntano da tutte le nuvole come bambini che giocano a nascondino, volti che si perdono sfumati a riempire l’intera volta. È solo cercando di realizzare il paradiso terrestre che si può avere accesso al paradiso in cielo: riportarlo per un istante in terra e viverci in mezzo penso che sia un po’ il sogno di tutti. Più in particolare è il sogno di quiete che ha caratterizzato, attraverso l’affetto, l’amicizia e la simpatia, tutta la mia vita. Non sono pertanto preoccupato di eventuali stranezze prospettiche ma, al contrario, sono convinto di avere realizzato questo sogno». Il progetto consente anche di scoprire uno dei più importanti monumenti di Parma, ancora vissuto e attivo, il monastero benedettino di San Giovanni con i suoi tre grandiosi chiostri e la Biblioteca monastica che conserva tesori unici al mondo.
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