L’ARRESTO
Trafficante per rivedere la figlia
Vola con 56 ovuli in pancia. Fermato un corriere ghanese che trasportava droga

Tre ore e una fatica incredibile per ingoiare 56 ovuli di cocaina. Poi il viaggio da Addis Abeba con l’intestino ostruito da quell’indigestione di involucri, i sudori freddi, i dolori addominali. E sbarcato a Malpensa, l’arresto.
Non è la solita storia dei corrieri di droga fermati allo scalo quella di cui è protagonista il trentaduenne ghanese difeso dall’avvocato Lara Paladino. Si è prestato al trasporto per soldi, come tutti, ma quei 4.000 euro avrebbero forse contribuito a riabbracciare la figlia primogenita, sottratta dai servizi sociali perché mamma e papà erano troppo poveri per poterla mantenere.
«Aveva solo un anno quando ce l’hanno portata via, il mio lavoro nel settore delle pulizie non basta. I miei suoceri, italiani, non hanno mai voluto aiutarci, non hanno mai accettato che la figlia avesse sposato un africano. Ero disperato e un ragazzo nigeriano a conoscenza della mia situazione mi ha proposto questa opportunità», ha spiegato il trafficante al gip Nicoletta Guerrero.
L’uomo, ammanettato domenica 11 agosto dalle Fiamme Gialle d’intesa con il pubblico ministero Rossella Incardona, è stato interrogato nell’area sterile di Malpensa dove era ricoverato in attesa dell’evacuazione totale degli ovuli.
Stava male, flebo nel braccio e spossatezza, ma soprattutto si preoccupava delle sorti della sua famiglia, innegabilmente compromesse. Il corriere in passato aveva vissuto e lavorato a Verbania.
Nella vicina Svizzera conobbe la futura moglie e fu amore istantaneo quanto duraturo. Ma costruito sull’indigenza assoluta. Intervennero i servizi sociali per tutelare la loro bimba dalle conseguenze della povertà e così il ghanese si trasferì con la moglie in Germania, sperando di risollevare i conti.
Nacque un altro bambino, ramazzare e lavare pavimenti era un’attività a bassissimo margine di guadagno.
La disperazione, l’angoscia di non poter più accogliere la primogenita in casa lo ha spinto a inghiottire capsule di cocaina potenzialmente mortali.
Basta davvero poco per perdere l’impermeabilità e l’intossicazione dell’organismo porta all’arresto cardiaco immediato per overdose.
«Ho fatto tutto per riavere mia figlia con noi, sto impazzendo. E adesso chi penserà alla mia famiglia?». L’avvocato Paladino ha chiesto la scarcerazione del suo assistito, il gip Guerrero ha già respinto l’istanza e quindi, dopo un’altra nottata in osservazione al reparto S1 di Malpensa, andrà in cella.
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