Cyber Security
Crisi Golfo, Mele: fake news strumento di attori terzi
"Minaccia subdola e pericolosissima"

Roma, 7 giu. (askanews) - "Al di là se la notizia che ci possa essere la Russia dietro l'attacco hacker a danno dell'agenzia di stampa di stato a Doha con il quale sono state fatte circolare notizie false che avrebbero contribuito ad alimentare la crisi legata al Qatar dovesse essere nel tempo confermata oppure no, è importante fermarsi a riflettere su questa ipotesi". È quanto dice a Cyber Affairs Stefano Mele, presidente della Commissione Sicurezza Cibernetica del Comitato Atlantico Italiano.
"A lungo, infatti", rimarca Mele, "ci siamo giustamente concentrati sull'attacco cibernetico come un vettore monodirezionale teso a sottrarre informazioni, procurare un danno o bloccare la produttività o l'erogazione di un servizio essenziale esclusivamente dall'attaccante al bersaglio. Da tempo, invece, si assiste all'emersione anche di una nuova e sempre più marcata tendenza, quella dell'attacco cibernetico come vettore utile alla manipolazione di un processo decisionale. Questo, infatti, è l'obiettivo alla base del possibile attacco cibernetico di matrice russa: manipolare l'escalation - le tensioni politiche - tra l'Arabia Saudita e il Qatar".
Per l'esperto, "quella odierna, attraverso delle mere fake news, è peraltro una modalità di attacco che ha obiettivi che potremmo definire ancora blandi. Pensiamo per un secondo, infatti, a cosa potrebbe accadere se un'attività di spionaggio informatico da parte di uno Stato non si limitasse solo alla sottrazione delle informazioni relative alla costruzione, ad esempio, di un aereo da guerra, ma reimmettesse anche nel ciclo produttivo quelle stesse informazioni errate o manipolate nel software di comando e controllo con una backdoor. Il risultato sarebbe di mandare in produzione numerosi aerei da guerra non perfettamente funzionanti o controllabili da remoto dal governo attaccante".
Per queste ragioni, aggiunge Mele, "avremmo, quindi, non solo il danno economico causato della perdita del vantaggio competitivo causato dallo spionaggio informatico, ma anche la beffa dell'ulteriore danno economico di aver mandato in produzione un aereo da guerra non perfettamente funzionante. Manipolare l'escalation di tensioni diplomatiche in atto o di un vero e proprio conflitto tra due Stati attraverso un attacco informatico di un governo terzo sarà sempre più nel tempo nel play book di ogni attore statale. Una minaccia subdola, al pari dello spionaggio, che mina l'affidabilità interna dei processi produttivi e decisionali di un governo e su cui siamo quasi tutti completamente impreparati".
(Fonte: Cyber Affairs)
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