TRA SPORT E CINEMA
Curling come in un film: “La Mossa del Pinguino”
Claudio Amendola, regista e attore della pellicola del 2013, commenta le vittorie degli azzurri alle Olimpiadi invernali

«Sono stati strepitosi, arrivare in finale da imbattuti è una grande impresa. Significa che la Federazione Italiana ha investito in questi atleti e in una disciplina che in pochissimi anni ha fatto passi da giganti, ma spero che questo sogno continui comunque vada domani, come tutti gli sport minori e il faro non si spenga. Questi sono ragazzi che si allenano, faticano e ci credono, senza sponsor, auto di lusso o fesserie di sorta, e poi trovo bellissimo che sia un misto di giovani. Ora manca l’ultimo passo ma comunque vada hanno compiuto un’impresa storica.» Parola di Claudio Amendola, attore e regista.
Il sogno olimpico del Curling sembrava un tempo solo suo, «sono stato profetico» ironizza e aggiunge «sono colmo di gioia.»
Correva l’anno 2013, «La Mossa del Pinguino» era il titolo del suo primo film da regista. E invece adesso non si parla d’altro in Italia, per gli appassionati di sport invernali, ma non solo. Dopo il «cappotto» alla Svezia, il misto Stefania Constantini e Amos Mosaner che ha dominato il girone a punteggio «con una partita perfetta: 8-1 in sette end, l’ottavo non si è giocato perché inutile aritmeticamente», commenta Amendola. Oggi hanno sfidato la Norvegia ed è arrivata la medaglia d’oro.
Va dato atto ad Amendola e a Edoardo Leo che ha scritto e sceneggiato la pellicola, oltre a far parte del cast insieme anche all’indimenticato e bravissimo Ennio Fantastichini («la dedichiamo a lui questa competizione e la medaglia quella che sia, Ennio manca a tutti ma in quel film come tutti noi si è divertito tanto, eravamo sempre per terra, una battuta tirava l’altra»), a Ricky Memphis e Antonello Fassari, di averci portati in anticipo a vivere quel sogno. Il film è ambientato nel 2005: il protagonista scopre che in Italia non esiste una squadra ufficiale di curling e quindi ha la grande pensata di coinvolgere gli amici, «ragazzi, praticamente siamo già i campioni regionali. Possiamo partecipare alle olimpiadi di Torino del 2006.» Quando il film è stato girato, gli atleti italiani erano nel frattempo diventati 800.
«Mi ricordo - aggiunge Amendola - come dovevamo spiegare i trucchi di quello sport», un lancio perfetto, in cui a calamitare l’attenzione sono state le performance atletiche di Ennio Fantastichini e Antonello Fassari alle prese con gli oggetti misteriosi del curling e con una pista improvvisata: le vere scopette usate sul campo e la stone, la pietra di circa venti chili che Ricky Memphis aveva simpaticamente ribattezzato come «er sercio», lanciata dagli atleti con la speranza di centrare il centro del bersaglio disegnato sulla pista. Un attrezzo buffo che nel film viene simulato, durante gli sgangherati allenamenti dei protagonisti, da pentole a pressione riempite di pesi.
L’idea del film, aggiunge Amendola, era quella di «raccontare un sogno, una speranza, un riscatto, una piccola rivincita di fronte alla propria fatica quotidiana. Attraverso il curling e lo sport al suo livello più alto, le olimpiadi. L’idea è quella di coinvolgere lo spettatore dal punto di vista emotivo attraverso tutto quello che lo sport, e ancor più lo spirito di squadra, rappresenta.»
Questi giovani talenti, conclude, «ci stanno mostrando cosa significa spirito di dedizione, volontà. Non dimentichiamoceli, stanno facendo la storia, fra una settimana non spegniamo i riflettori, perché è una disciplina minore. Ribadisco: lo sport è salute fa bene ai nostri giovani e a noi che lo tifiamo tutto.»
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