GIUBILEO
Da Bodio a Rebibbia sulle note della Speranza
La corale di Santa Cecilia ha varcato la Porta Santa del carcere romano
Sulle note dell’inno del Giubileo la “Corale di Santa Cecilia” di Bodio Lomnago, Cazzago Brabbia e Inarzo ha varcato la Porta Santa nel carcere romano di Rebibbia. È stata l’occasione per celebrare al meglio la Speranza in un posto così significativo: un segno concreto che unisce le persone che stanno vivendo un percorso di rieducazione, con la società. Dal 1984 a oggi: più di 40 anni di vita che hanno permesso alla Corale, diretta dal maestro Vittorino Andreoli, di crescere qualitativamente e poter disporre di un repertorio musicale inedito non minimamente accessibile alle singole realtà pre-esistenti parrocchiali.
Quando lo scorso mese di febbraio la Corale, con alcuni parrocchiani e amici, ha programmato il Pellegrinaggio per il Giubileo 2025, ha accolto la proposta dell’allora papa Francesco - con l’apertura della Porta Santa in Rebibbia - di poter condividere un messaggio di luce e di speranza ai detenuti del penitenziario.
«Il progetto della Corale - spiegano i coristi - mirava al passaggio delle quattro Porte Sante (San Pietro, San Paolo Fuori le Mura, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore) ma sentivamo pienamente realizzata la nostra visita solamente attraversando la Porta Santa in Rebibbia, concretizzando il messaggio e l’invito di Papa Francesco: diventare pellegrini di Speranza». Entrare in un carcere non era però cosa semplice e portarci sessanta persone ancora meno. Ma la Corale si è prontamente attivata per ottenere le necessarie autorizzazioni, fino all’ottenimento delle stesse.
«Ad accoglierci - raccontano ancora i coristi - c’era monsignor Marco Fibbi, cappellano del carcere di Rebibbia. Siamo stati accompagnati alla Porta Santa introducendoci nella chiesa seguendo la breve liturgia, prevista proprio per l’attraversamento della Porta Santa: intonazione del canto giubilare e preghiere portando la Croce Giubilare. Il nostro parroco, don Valter Sosio, ha officiato la santa messa e al termine ci siamo esibiti in un breve concerto. L’esperienza che ciascuno di noi ha conservato nel cuore parla di condivisione, di attenzione all’Altro, di incontro con persone che riconoscono il proprio errore e si impegnano in un percorso di recupero. C’è rimasta una grande ricchezza dopo questa esperienza, nella consapevolezza di essere stati pellegrini di Speranza in un luogo altamente significativo».
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