PROCESSI
Da vittime a detective. Esibizionisti incastrati
Filmati e fotografati: due giovani a giudizio per atti osceni. Entrambi gli episodi nell’estate del 2023, uno a Ispra e l’altro in un parco di Cadrezzate con Osmate
Non si sono fermate per paura o imbarazzo. Una madre e una giovane donna, in due diversi episodi, sono diventate in qualche modo detective, contribuendo in prima persona a incastrare chi, nel pieno dell’estate 2023, aveva trasformato in atti osceni la quotidianità di due località affacciate sui laghi della provincia. Due storie accomunate dallo stesso sentimento di dignità: non lasciar correre, non archiviare come semplice “brutto episodio” un gesto che è invece offensivo e degradante.
LA TELECAMERA DEL COGNATO
L’altro pomeriggio, davanti al giudice monocratico Alessandra Sagone, si sono celebrati due distinti processi per atti osceni in luogo pubblico. Episodi separati ma con un tratto comune: la reazione delle vittime e dei loro familiari, protagonisti attivi di un percorso che ha condotto i carabinieri a identificare gli autori. Un segnale di come, rispetto a qualche anno fa, sia cambiato l’atteggiamento verso comportamenti che un tempo venivano sminuiti o taciuti, in un clima che oggi è più attento ai diritti delle donne e alla tutela dei minori (gli atti osceni sono stati depenalizzati, ma restano reato quando le vittime sono appunto minorenni o avvengono in luoghi abitualmente frequentati da soggetti minorenni, come un parco).
Il primo caso risale a luglio di due anni fa, a Ispra. Un uomo di 31 anni, a bordo della propria auto, in due occasioni avrebbe avvicinato per strada due sedicenni mostrando loro i genitali e rivolgendo loro frasi volgari. Dopo lo choc e la denuncia, la madre di una delle ragazze decise di non fermarsi lì: si rivolse al cognato, che abitava vicino al luogo dei fatti, e controllando le immagini della telecamera di sorveglianza di casa riuscì a risalire al modello e alla targa del veicolo. Quei fotogrammi consegnati ai carabinieri permisero di individuare e denunciare l’uomo. In aula, dove l’imputato era assente, le due giovani hanno ripercorso l’episodio con lucidità e precisione. La sentenza è attesa per il prossimo 7 aprile.
L’IMPUTATO: «NON HO FATTO NULLA»
Il secondo processo riguarda un episodio avvenuto pochi giorni dopo, a inizio agosto 2023, in un parco sul lago di Monate. L’imputato, 27 anni, avrebbe abbassato i pantaloni e si sarebbe masturbato davanti a due giovani straniere che prendevano il sole. Una di loro, turbata ma ancora lucida, scattò una foto all’uomo e alla sua auto. Quelle immagini furono decisive: i militari, già intervenuti sul posto, riconobbero nel ragazzo una persona fermata poco tempo prima e trovata in possesso di sostanze stupefacenti per uso personale.
Durante l’udienza, la giovane testimone ha chiesto di deporre dietro un paravento, coperta da mascherina e cappello, per non incrociare lo sguardo di chi l’aveva umiliata e poteva essere forse ancora pericoloso. L’imputato ha negato ogni addebito, sostenendo di non aver mai commesso il reato, che resta punibile penalmente, come detto, solo se consumato in luoghi frequentati da minori. In questo caso decisione del giudice attesa per il 21 aprile.
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