L'INTERVISTA
Dal maestro al professore. Per far quadrare i conti
L'organizzazione delle giornate del premier è nelle mani e nella testa della varesina Silvia Colombo. Che prima di passare a Palazzo Chigi ha "studiato" alla corte di Alfredo Ambrosetti

Ogni stagione politica ha la sua "rossa".
Ci fu, all’inizio dell’era berlusconiana, Tiziana Parenti: Titti la Rossa, vuoi per la capigliatura vuoi per il giovanile passato nel Pci. Da pm delle "tangenti rosse" a deputata di Forza Italia.
Poi è stato il turno di Michela Vittoria Brambilla-Michela la Rossa, icona del berlusconismo rampante, in realtà un falso rosso: l’ex ministra al Turismo e agli Autoreggenti è castana, l’effetto fuoco si deve alla tintura.
Gira pagina, con il governo Monti, anche lo stile della rossa a Palazzo Chigi: sobrio, schivo, manageriale, e nessuno si sogna di soprannominare "Silvia la rossa" la dottoressa Colombo, capo della segreteria particolare del premier, Varesina, quarantenne, economista, è stata senior consultant del team Ambrosetti del Forum di Cernobbio.
C’è chi le ha attribuito un «piglio asburgico», ma nulla di austroungarico: lo stile è quello "varesino" del Professore, del quale svela alcuni piccoli retroscena: come la passione per il Dolce Varese.
Silvia Colombo, ci può raccontare qualcosa del suo nuovo lavoro a Palazzo Chigi? Come si svolge una sua giornata-tipo?
Come Capo della Segreteria Particolare, organizzo l'agenda del Presidente del Consiglio, curo la sua corrispondenza, gestisco le telefonate e coordino le attività dello staff della Segreteria Particolare. In estrema sintesi, posso dire che il mio lavoro consiste nel pianificare attività, dare priorità, gestire relazioni e avere un pizzico di creatività e una buona dose di sangue freddo per fronteggiare gli imprevisti. E' un lavoro di squadra che si svolge in contatto diretto e continuo con i collaboratori del Presidente del Consiglio. Arrivo a Palazzo Chigi la mattina attorno alle 8.30, un’occhiata alla rassegna stampa e poi un rapido briefing con il presidente sugli impegni della giornata, che da quel momento inizia sul serio.
Come avvengono i suoi contatti con il presidente del Consiglio, con quale frequenza e in cosa consistono?
Con il presidente Monti interagisco quotidianamente. Di persona quando è a Palazzo Chigi, con altri mezzi (telefono, email, sms) quando siamo distanti. Oltre alle riunioni dedicate alla pianificazione delle attività, ci sentiamo ogni qualvolta si rendono necessari aggiustamenti di agenda, ci sono messaggi urgenti da riferire o semplicemente per un promemoria o un allineamento.
Com’è il premier dietro le quinte? Che genere di "capo" è? Ha qualche "mania" particolare?
Il presidente è una persona molto affabile ed estremamente disponibile: nonostante i ritmi intensi e la pressione quotidiana, lavorare con lui è un piacere oltre che un onore. Dietro le quinte e manie? La "gelosia" per le carte che stanno sulla sua scrivania e la passione per il Dolce Varese.
Com'è cambiata la sua vita con questo lavoro? Vive stabilmente a Roma?
Credo che per chiunque iniziare un nuovo lavoro in una nuova città comporti un po’ di disorientamento. Tuttavia, non ho avvertito un senso di "sradicamento" quando il 23 gennaio ho iniziato questa avventura, probabilmente perchè in quindici anni di consulenza con Ambrosetti ho vissuto tanti progetti, in tante aziende e in tante città, in Italia e all'estero, sviluppando una propensione al cambiamento che presumo sia superiore alla media. Paradossalmente, sono più stabile ora, vivendo a Roma cinque giorni alla settimana, di prima, quando avevo sempre il trolley pronto e la carta d'imbarco in tasca. Inoltre, Roma è una città stupenda, dove ho la fortuna di avere tanti amici.
Di che parte di Varese è? Che scuole ha fatto? Ha ancora amici qui?
Sono nata a Varese da genitori varesini. Oggi vivo a Bobbiate, ma sono cresciuta a Masnago, dove ancora conserviamo la casa dei nonni paterni al Mottarello. Medie alla Vidoletti, Ragioneria al Daverio e Laurea in Economia e Commercio a Pavia. Tanti amici nel periodo delle scuole, poi il lavoro mi ha portato lontano. Con molti di loro sono però ancora in contatto attraverso Facebook. Ho un ricordo splendido anche dei miei insegnanti, per i quali nutro un senso di profonda gratitudine, a partire dalla professoressa Attilia Legatti al Daverio. E poi ho un fortissimo legame con la mia famiglia, anzitutto i miei genitori e mia sorella Paola che sono la mia stella polare, ma anche con i miei zii e i miei cugini. E loro, tranne mia sorella, che fa l'avvocato a Milano, sono tutti a Varese.
Qual è stata la sua strada professionale, dall’università in poi?
Dopo la laurea in Economia, con tesi in finanza internazionale, ho iniziato a lavorare all'allora "Studio" Ambrosetti, perché volevo fare la consulente aziendale e perché la consulenza aziendale a Varese "è" Alfredo Ambrosetti. Ho avuto la fortuna di essere selezionata come assistente di Alfredo e da quel momento la mia vita è cambiata, perché ho incontrato un Maestro con la emme maiuscola. Ho lavorato con lui sia nella consulenza, sia nell'organizzazione di seminari e eventi, a partire da quello di settembre a Villa d'Este, sia nella gestione dello Studio. Una scuola professionale orientata al massimo rigore, alla cura del dettaglio, alla ricerca dell'eccellenza, ma anche una scuola di vita ispirata da valori quali indipendenza e integrità.
Del lavoro da Ambrosetti quali aspetti la interessavano di più? Ha fatto incontri interessanti?
In tanti anni, mi sono occupata di molti progetti. Ne ricordo però tre che per me hanno un significato speciale. Anzitutto, il Forum di Villa d' Este, un evento unico nel suo genere per sforzo progettuale, livello dei partecipanti, complessità della macchina organizzativa. E poi, due iniziative che ho seguito sin dalla loro fondazione, che per entrambe risale al 2005: Meridiano Sanità, un rapporto annuale sulla sanità in Italia, e l'Osservatorio Europa, think tank dedicato alla competitività dell’Unione europea e dei Paesi che la compongono. Attraverso Ambrosetti, ho conosciuto personaggi che mai nella vita avrei pensato di avvicinare come Shimon Peres o l'Avvocato Agnelli e lo stesso Monti. Senza contare i colleghi, molti dei quali nel corso degli anni sono diventati amici, anche a prescindere dal lavoro.
A che cosa si dedica quando viene a Varese? C’è qualche luogo che ama particolarmente?
Nei weekend in cui torno a Varese mi dedico soprattutto alla famiglia. Faccio lunghe passeggiate con il mio cane Neve, che mi consentono di ricaricare le batterie. Normalmente, il sabato mattina mi concedo un'incursione sulla pista ciclabile attorno al lago, di corsa o in bicicletta, a seconda del tempo di cui dispongo. Poi dal parrucchiere: Maurizio è imprescindibile. Non sono un'amante dello shopping, ma quando devo acquistare abbigliamento ho i miei negozi preferiti a Varese.
Monti a parte, quali varesini "noti" stima di più?
Ovviamente Alfredo Ambrosetti. Un varesino - masnaghese per la precisione - purtroppo poco conosciuto e non sufficientemente valorizzato come Flaminio Bertoni, vero genio del design e precursore dei tempi. E poi un simbolo varesino, che ha onorato il nome di Varese nel mondo: la Pallacanestro Varese. Io sono nata nel 1970, anno in cui la Ignis vinse scudetto, Coppa Europa, Coppa Italia e Coppa Intercontinentale. Esempi di professionalità, creatività, competitività: parole chiave su cui scommettere per il futuro di Varese.
E, sempre Monti a parte, chi le piace di più tra i ministri?
Abbiamo nel Governo tre donne come Annamaria Cancellieri, Elsa Fornero e Paola Severino, che guidano Ministeri importanti e che proprio in queste ore stanno affrontando problematiche complesse con competenza, determinazione e grande senso di responsabilità: Monti a parte, le mie preferite sono certamente loro.
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