IL CASO
Dal mosaico agli abusi, Rupnik scuote Casciago
Il padre gesuita, artista di fama mondiale, realizzò l’opera d’arte in chiesa

Ha fatto scalpore anche a Casciago il “caso Rupnik”, lo scandalo sugli abusi sessuali su alcune suore slovene che ha coinvolto il gesuita, e artista di fama mondiale, padre Marko Rupnik. Il quale fu artefice del grande mosaico realizzato sette anni fa nella chiesa di Sant’Agostino e Santa Monica.
«Uno tsunami per la Compagnia e la Chiesa», lo hanno definito i vertici dei gesuiti, che invitano chiunque abbia subito abusi a farsi avanti e contattarli. La volontà, insomma, è di fare definitivamente chiarezza, non accontentandosi della prescrizione delle accuse.
Furono giorni unici quelli a partire dal 7 marzo 2015 nella chiesa parrocchiale: si stava realizzando l’attuale grande mosaico nel battistero che raffigura la discesa di Gesù negli inferi e la comunione dei santi rappresentati da quelli che danno il nome alle parrocchie della comunità pastorale di Sant’Eusebio, di cui Casciago, Morosolo, Luvinate e Barasso fanno parte. Alla sommità dell’opera, il Cristo pantocratore. Un’opera mozzafiato che ricorda la maestosità e la bellezza delle grandi cattedrali. Tanti visitatori in questi anni hanno apprezzato questo gioiello realizzato da padre Rupnik in collaborazione con 18 artisti provenienti da tutto il mondo, dal Brasile alla Cina e attivi al centro Aletti di Roma. Dall’alto del cantiere, il sacerdote dava loro le direttive in diverse lingue, ma traspariva dalla loro maestria la lunga esperienza. Subito dopo la celebrazione della messa quel giorno, avevano cominciato a lavorare avviando un cantiere perfettamente organizzato. Colpiva la presenza di tanti contenitori che racchiudevano i tasselli di diversi colori che sarebbero serviti per realizzare il mosaico: dal travertino bianco al rosso di Verona, ad una preziosa pietra macedone denominata “sivec”, proveniente da una cava che si sta esaurendo con cui sarebbe stato realizzato il fonte battesimale, a smalti ottenuti con varie fusioni. Tutti preparati in sede a Roma. «Vogliamo bene a tutti questi pezzi», aveva spiegato una collaboratrice. La passione e la precisione connotavano gli artisti, fra i quali vi erano sacerdoti e architetti. Stupivano quei contenitori che ogni giorno si svuotavano mentre la rappresentazione prendeva sempre più forma. L’opera venne illustrata in modo dettagliato dallo stesso padre Rupnik alla popolazione durante l’incontro sul tema “L’opera realizzata, il senso dell’arte sacra, la discesa agli inferi, il fonte battesimale”. Durante il concerto tenuto alla fine della settimana di lavoro, le luci erano spente. Al chiarore delle candele, l’oro brillava.
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