BLACKOUT
Dal sogno mondiale all'odissea in aeroporto: il ritorno travagliato degli atleti di Parabiago
Dopo l'emozione dei Mondiali di cheerleading in Florida, due notti inattese bloccati a Lisbona prima del rientro a casa

Hanno passato una notte sulle piastrelle dell’aeroporto, tra valigie e zaini, prima di sistemarsi su letti pieghevoli allestiti alla buona. Due notti fermi a Lisbona, bloccati durante lo scalo di rientro dai campionati Mondiali di cheerleading in Florida. Solo ora, con un volo straordinario atterrato a Roma, sono finalmente tornati in Italia. È stata la coda imprevista di una competizione intensa: il team Italia di cheerleading – tra cui nove atleti e atlete di Parabiago, sette ragazze e due ragazzi – ha vissuto prima l’emozione di una gara mondiale a Orlando, poi l’inatteso blackout portoghese che ha paralizzato centinaia di voli. Una disavventura, sì, ma che non basta certo a rovinare il ricordo di un’esperienza unica: «Parliamo della gara più importante che un’atleta del nostro sport possa affrontare», osserva Agnese Guerra, presidente dell’associazione Intensity Elite Cheer and Dance di Parabiago, di cui i protagonisti della vicenda sono in un certo senso le “creature”. Ad accompagnarli in Florida è stata Anna Giulia Pedrazzoli, vicepresidente di Intensity, in qualità di assistant-coach del team Italia; Guerra ha invece seguito da casa la manifestazione, articolata in semifinali e finali, il 24 e il 25 aprile.
I MAGNIFICI NOVE
I nomi dei “magnifici nove” di Intensity? Giulia Toniolo, Iris Sorrenti, Iris Balo, Sofia Zanzottera, Cristina Brambilla tra i membri del team femminile (categoria All-Girl); Luca Anh Duy Zanzottera, Luca Musitano Guerrera, Erika Bergantin, Aurora Furiosi per il team misto (categoria CoEd). Tutti tra i 16 e i 27 anni. Per tutti e nove, l’ICU World cheerleading Championship di Orlando è stato il primo confronto mondiale. Una prima volta grande, complessa, e straordinariamente vera.
EMOZIONE A DISTANZA
Per Guerra, che quegli stessi Mondiali li ha vissuti anni fa come atleta, rivedere da coach i suoi ragazzi e ragazze lì sul campo è stato anche un ritorno personale. «Sapevo esattamente che cosa avevano passato prima, e grazie a loro ho rivissuto anch’io le mie stesse esperienze», nonché il nervosismo che un contesto del genere può metterti addosso: «L’esibizione dura pochi minuti, ti prepari da mesi, ma è ovvio che non ti sentirai mai abbastanza pronto». Dopotutto, per dei ragazzi che per anni hanno guardato i Mondiali da casa, vedere coi propri occhi il palazzetto e trovarcisi dentro cambia tutto: «Sicuramente fa una certa impressione», commenta Guerra. Dal suo punto di vista, durante la semifinale del 24 aprile l’agitazione era evidente, anche per una spettatrice a distanza come lei; poi però «durante le finali mi sono sembrati più galvanizzati e tecnicamente più precisi, forse proprio perché si erano già messi in gioco il giorno prima, e quindi un po’ d’ansia se l’erano tolta».
LA CLASSIFICA
Dopo aver chiuso le semifinali da terze per le ragazze, e da sesti per la squadra mista, la finale ha visto il team Italia rispettivamente al quarto posto (All-Girl) e al nono (CoEd). Un risultato che vale ben oltre i numeri, regalando a tutti «la soddisfazione di dire: sono stato lì e ho fatto tutto come andava fatto», sostiene Guerra a commento dell’ottima prestazione riscontrata in diretta.
IL RITORNO ROCAMBOLESCO
Poi il ritorno, coi suoi momenti di incertezza, dopo che il viaggio di rientro, previsto per il 28 aprile dopo lo scalo a Lisbona, si è visto congelato; infine un volo straordinario organizzato dalla Farnesina li riporta in patria. Il blackout e la lunga attesa in aeroporto, comunque, non sono stati altro che l’ultimo capitolo di un percorso già intenso, travolgente, memorabile. Per l’Intensity di Parabiago, adesso, rimane solo il rientro a Milano, previsto per mezzanotte.
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