SPETTACOLI
Dal tris al poker: il docufilm sul trio parte da Varese
“Attitudini: nessuna” arriverà nel 2025 con Aldo, Giovanni, Giacomo e Maurizio Castiglioni. Tutto è iniziato con il “patto del raviolo”

Distratta dalle nuvole basse e dal traffico cittadino bloccato per la Tre Valli che non s’è corsa, martedì scorso Varese non s’è accorta di un anniversario speciale: quello passato sotto il nome di patto del raviolo che lanciò le Galline Vecchie Fan Buon Brothers - ovvero Aldo, Giovanni e Giacomo - nel trio comico di successo qual è ancora oggi. Di quel patto fu mentore Maurizio Castiglioni, che continua a essere il riferimento artistico del Caffè di Verghera e che proprio nel lontano 1991, a un tavolo del Ristorante Milano, consegnò ai tre amici-colleghi ancora sconosciuti ai più il palco dell’attuale Comedy Club samaratese per la domenica sera e per un anno e mezzo filato. Intuizione da grande talent scout. Il trentatreesimo anniversario del patto è sembrato più una reunion tra amici che tra professionisti dello spettacolo. Anche se a qualche pellegrino non è parso chiaro il motivo delle telecamere che hanno accompagnato i passi del quartetto.
Un amarcord?
«Intanto confermo che con Aldo, Giovanni e Giacomo, amici lo siamo davvero e da tempi non sospetti. Loro si erano incontrati per la prima volta nel 1985, in un villaggio della Sardegna ma artisticamente sono nati al Caffè Teatro. Le telecamere? (sorrisetto)».
Vabbé è dall’11 luglio che Medusa non fa mistero del docufilm prodotto con Agidi Due e intitolato Attitudini: nessuna, in cui il trio si racconta per la prima volta. Quindi apparirà anche lei sul grande schermo, diretto da Sophie Chiarello, già vincitrice del David di Donatello nel 2023 col docufilm Il Cerchio?
«Immagino di sì dopo un’ora e mezza circa di riprese tra Ristorante Milano e Caffè Teatro. Sono curioso di vedermi per una volta in scena».
Tanti aneddoti...
«Sì. Incluse le pedalate per restare in forma che finivano all’Agriturismo Cereda tra insalate russe, salumi e buon vino e pure quella volta che ci perdemmo in un campo seminato dalle parti della Madonnetta di Gornate Olona. Un gruppo di operai bergamaschi pensò che fossimo stati noi, giorni prima, a fare danni all’edificio che stavano ristrutturando. Ci volle tutta la calma olimpica di Giovanni per evitare che Aldo, che s’era beccato del terùn e che aveva ricambiato il complimento a muso duro, non venisse alle mani con un manovale bello stazzato. Giacomo e io? A distanza di sicurezza. Annotavamo».
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