TIRO A SEGNO
De Nicolo, la vita a cinque cerchi
Il legnanese, 43 anni, vuole la sua sesta Olimpiade. «Darò il massimo per volare in Giappone»
Cinque Olimpiadi per me non possono bastare... Rielaborando il ritornello della famosa canzone di Lucio Battisti si può, forse, capire quel che sta provando a fare Marco De Nicolo.
Il 43enne tiratore legnanese punta a prolungare la sua striscia di partecipazioni alle Olimpiadi, iniziata a Sydney 2000 e col mirino puntato su Tokyo 2020. A febbraio ha conquistato il pass per i Giochi in Giappone nella specialità Carabina 3 posizioni, colpo riuscito anche ai suoi due compagni di Nazionale, Bacci e Suppini.
Le regole prevedono la presenza di due atleti per Paese, dunque bisognerà attendere le scelte del commissario tecnico Valentina Turisini.
Iniziamo a sfogliare il libro della sua carriera e parliamo di Olimpiadi. Qual è stata quella che le è piaciuta di più a livello di sensazioni ed emozioni personali?
«Direi la prima, Sydney. Avevo 23 anni e vivevo tutto come se fosse una cosa più grande di me. Sono però riuscito a mantenere la tranquillità per dare il massimo, riservando il giusto rispetto ad un evento come l’Olimpiade. Gli australiani vissero quei Giochi con un coinvolgimento incredibile, erano entusiasti. Sul più famoso quotidiano locale, il Sydney Morning Herald, furono pubblicati i nomi dei volontari, un bel modo di ringraziarli uno ad uno».
I migliori risultati li ha ottenuti nella Carabina 50 metri a terra e nella 3 posizioni: come valuta a posteriori il suo rendimento?
«Per la gara a terra, il quinto posto di Atene e il sesto di Rio sono state tra le migliori gare della mia vita. Soprattutto in Brasile ero arrivato molto preparato e chiudere così in un contesto tecnico difficilissimo mi ha dato grande soddisfazione. Nella 3 posizioni ho sfiorato la finale a Pechino, chiudendo nono a un punto dall’ottavo posto, un vero peccato. Il maggior rimpianto è legato all’edizione di Londra: andai male per non aver dato tutto quel che potevo».
Com’è iniziata la vita da tiratore di Marco De Nicolo?
«Sono figlio d’arte e ciò ha sicuramente aiutato. Da ragazzo giocavo a calcio, ma grazie a papà Angelo ho iniziato a frequentare il poligono. Sono salito due volte sul podio con lui ai Campionati italiani e sin da ragazzo ho vissuto il tiro a segno come la passione della mia vita. Anche se non avessi ottenuto questi risultati avrei continuato privatamente».
Come funziona la sua giornata da atleta d’alto livello e che cosa fa quando non è al poligono?
«Alterno la preparazione fisica con le sessioni di allenamento al poligono, lavorando principalmente a Legnano con qualche sessione a Galliate. Ciò senza mai dimenticare che, in uno sport come il mio, per raggiungere certi risultati il grosso del lavoro va fatto su se stessi, allenando la mente. Nel resto del tempo, invece, faccio il papà: vivo ad Arconate con mia moglie e i miei due bimbi, un maschio e una femmina. La loro nascita ha cambiato la mia vita».
La sua prossima stagione sportiva che percorso avrà? Dove andrà a caccia del posto per Tokyo 2020?
«Le gare fondamentali per me saranno tre: le tappe di Coppa del Mondo in India e in Germania a marzo ed a maggio, oltre al test event a Tokyo in aprile. Punterò a dare il massimo per convincere Valentina Turisini a darmi uno dei due spot nella gara delle 3 posizioni ai Giochi».
Qualora ci riuscisse, arriverebbe a competere in sei edizioni delle Olimpiadi, ma già ora è il tiratore con più presenze a cinque cerchi. Va detto, però, che il legnanese si è lasciato scappare una combinazione tra parole e numeri quantomeno sospetta, parlando di Parigi 2024...
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