IL PROCESSO
Delitto Bossi: le verità di Gaia si cerca nelle chat
Perizia sulle conversazioni tra la madre di Caglioni e la fidanzata del giovane. L’omicidio a Cairate
Venti giorni di tempo per effettuare la copia forense del cellulare di Stefania Rizzuto, madre di Michele Caglioni. La Corte d’assise di Busto Arsizio vuole conoscere il contenuto delle conversazioni scambiate con la fidanzatina del figlio, Gaia, per capire quale delle tante versioni dell’omicidio di Andrea Bossi emerse durante il processo sia quella vera.
Gaia è l’ago della bilancia per comprendere se Caglioni e Douglas Carolo la sera del 26 gennaio 2024 si recarono in via Mascheroni con il proposito di uccidere il ventiseienne: con gli inquirenti la giovane sostenne che il piano fosse già preparato ma con un copione diverso. «Dovevano torturarlo, farsi dare i codici della banca, poi dargli fuoco in macchina in un campo».
Gaia però alla madre di Michele avrebbe raccontato un’altra storia, «ho tutti i messaggi», ha assicurato Stefania Rizzuto nella scorsa udienza e il presidente Rossella Ferrazzi ha disposto l’immediato sequestro del telefonino.
Ieri, martedì 21 ottobre, al perito il giudice ha dato delle linee guida precise: estrapolare la chat di whatsapp integralmente così come quella su Instagram a partire dal 27 gennaio 2024. Il tecnico dovrà inoltre recuperare i messaggi eventualmente cancellati.
Intanto gli avvocati Nicolò Vecchioni (per Caglioni), Vincenzo Sparaco e Giammatteo Rona (per Carolo) si preparano alla discussione. Non è da escludere che i due imputati rilasceranno spontanee dichiarazioni, ma la matassa è già abbastanza ingarbugliata e ogni parola in più potrebbe solo peggiorare la posizione di entrambi.
È l’ultima occasione per raccontare la verità sull’insensato e cinico omicidio di via Mascheroni: se il movente fosse economico, i due avrebbero ammazzato per qualche migliaia di euro, altro che i 100mila di cui favoleggiò Gaia nelle intercettazioni. E se anche la situazione fosse sfuggita loro di mano per un impeto di rabbia, non cambierebbe nulla agli occhi dei Bossi. Come già dichiarato dall’avvocato di parte civile Davide Toscani, dalle loro bocche non è arrivata neppure una scusa.
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