LA TESTIMONIANZA
Delitto di Samarate, «Maja? Un tipo puntiglioso»
I vicini di Milano: «Lo avevamo visto lunedì»

«Sei il numero uno!!! Cosa c’entrano i figli e la moglie? Animale! Ti auguro una lunga, lunghissima vita…». La signora Rosa, titolare col marito cuoco Giovanni del ristorante Pasta Fresca, mostra il messaggio che hanno postato sotto il Google My Business «dell’architetto Maja». «Ma ho letto che forse non era nemmeno architetto…», commenta con amarezza la donna, la cui attività è al civico 31 di via Ascanio Sforza, nel cuore della movida del Naviglio Pavese.
Lo stesso civico dove ha trovato spazio, nel cortile al pianterreno di una casa di ringhiera ben tenuta, lo studio-atelier di progettazione di spazi commerciali nel settore food & beverage di Alessandro Maja, il cinquantasettenne designer d’interni milanese che due mattine fa ha distrutto a colpi di martello la sua famiglia. Una strage mentre le vittime stavano dormendo.
«L’avremo visto l’ultima volta lunedì. Aveva chiuso il portone del suo ufficio-loft e se n’era andato. Niente di strano. No, qui come cliente non c’era mai stato. Nemmeno quando avevamo aperto un anno fa. Forse preferiva posti più in centro. Tra di noi non si andava oltre il “buongiorno” e “buonasera” di rito. Niente di più, niente di meno», continua la signora.
«Che tipo era? Una sola parola: riservato. Stava sulle sue. Diciamo pure, se mi posso permettere, che non era un principe di affabilità», si sbottona Giovanni. «Intendiamoci, nessun litigio, ma quel nostro vicino di cortile, che mi risulta fosse ancora consigliere di condominio, l’anno scorso aveva avuto da ridire su alcune cose legate al ristorante. Prima diceva che dava fastidio il rumore del motore dell’aria condizionata, poi ci aveva fatto togliere dei faretti dall’insegna perché sosteneva andassero contro una normativa che tutela edifici storici come il nostro affacciati sul Naviglio. Insomma, puntiglioso. Sin troppo. Ma non mi sono mai accorto di avere di fronte a me una persona alle prese con chissà quale disagio e capace di una così pazzesca distruttività».
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