L’EPISODIO
Detenuto si uccide nel carcere di Busto Arsizio
Si tratta di un italiano di 61 anni. L'allarme del sindacato
Un detenuto italiano, di 61 anni, in carcere da 10 giorni per l’applicazione del cosiddetto codice rosso, si è tolto la vita nella tarda mattinata di ieri, mercoledì 27 agosto, impiccandosi nella sua cella della Casa Circondariale di Busto Arsizio. A nulla sono valsi i soccorsi della Polizia penitenziaria e dei sanitari.
Si tratta del 56esimo recluso suicida dall’inizio dell’anno, cui vanno sommati tre operatori. «Si continua, evidentemente, a morire per carcere e di carcere senza che si intravedano all’orizzonte prospettive concrete che possano restituire dignità alla detenzione e alle condizioni di lavoro degli operatori», commenta Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, che dà notizia del suicidio.
«Mentre a livello complessivo è ormai imminente superamento delle 63mila presenze in carcere, a fronte di soli 46.668 posti disponibili - aggiunge il segretario della Uilpa Pp - , a Busto Arsizio, che si conferma uno dei penitenziari più sovraffollati, sono stipati 423 detenuti in 211 posti, in pratica più del doppio rispetto alla capienza, gestiti da 178 appartenenti alla Polizia penitenziaria, quando ne servirebbero almeno 315, con un deficit del 44%. Del resto a livello nazionale sono 18mila gli agenti mancanti al fabbisogno organico, che diventano 20mila se si guarda solo alle carceri, attese le assegnazioni soprannumerarie in uffici ministeriali ed extrapenitenziari. In queste condizioni è inevitabile che le prigioni si trasformino in un inferno sia per chi vi è ristretto per essere accusato di aver commesso reati sia per chi vi sconta le pene dell’inferno per la sola colpa di essere al servizio dello Stato con la divisa della Polizia penitenziaria».
«Noi continuiamo a ripetere che servono immediate e concrete misure deflattive della densità detentiva, per potenziare gli organici del personale, garantire l’assistenza sanitaria e psichiatrica e avviare riforme di sistema. La situazione è in continuo e progressivo deterioramento», conclude De Fazio.
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