IL PROCESSO
«Io, in pericolo in carcere per un video»
Paragone accusato di istigazione a delinquere: parla la parte offesa, il ragazzo sardo che picchiò un disabile

Il processo davanti al giudice monocratico Alessandra Mannino che vede imputati per istigazione a delinquere il senatore del Movimento 5 Stelle Gianluigi Paragone e il conduttore di Radio 105 Gilberto Penza, detto Gibba, ieri, giovedì 17 gennaio, non è nemmeno cominciato per il legittimo impedimento di uno dei due difensori, l’avvocato Elio Giannangeli, che assiste Penza (Paragone è difeso invece dall’avvocato Eugenio Piccolo).
Ma in aula si è presentato ugualmente il ventinovenne sardo che nel processo sarà parte civile con l’assistenza dell’avvocato Bastianino Ventura: presunta vittima dei due imputati in questo caso, dopo l’arresto e la condanna per il pestaggio di un disabile nel luglio 2016. E il ragazzo, a margine dell’udienza, ha raccontato la sua versione della vicenda, la storia di una persona che ha sicuramente sbagliato, ma che si è vista condannata e “giustiziata” all’istante dagli “odiatori” della Rete. E ha dovuto fare i conti, appunto, anche con un video postato su Facebook da Paragone, in cui l’allora conduttore televisivo e Gibba avrebbero istigato i detenuti del carcere di massima sicurezza di Nuoro, Badu ‘e Carros, a commettere reati contro chi aveva picchiato il disabile pochi giorni prima e poi era stato arrestato e messo in una cella della struttura.
«A quel ragazzo, che conoscevo e avevo invitato alla mia festa di compleanno, e di cui ignoravo la disabilità, dato che risulta affetto da un disturbo bipolare, ho dato una sberla e due calci dopo che aveva aggredito un altro mio amico e li avevo divisi - ha raccontato il ventinovenne di Sassari -. Qualcuno ha filmato la scena e poi il video tagliato ha iniziato a circolare, è arrivato alla famiglia del ragazzo picchiato e sono stato denunciato. Ma la versione completa racconta tutta un’altra storia. Nessuna violenza gratuita nei confronti di una persona con un handicap evidente».
Un comportamento comunque censurabile, non c’è dubbio, e infatti il ventinovenne è stato in seguito condannato a un anno e quattro mesi di carcere per lesioni e diffamazione (la diffusione del video del pestaggio).
«Ma le lesioni sono state considerate semplici e non aggravate - precisa ancora l’avvocato Ventura - a fronte di una prognosi di sette giorni per l’aggredito».
Insomma, a sentire il ventinovenne e il suo legale, si sarebbe trattato di una lite violenta tra ragazzi come tante altre, che produsse però un diluvio di insulti e minacce a carico dell’aggressore. Il quale a Badu ‘e Carros fu messo in isolamento e oggi è parte lesa in 150 procedimenti in tutta Italia contro altrettanti “odiatori”.
E la coppia Paragone-Penza? Il ventinovenne sostiene che in carcere nei suoi confronti non c’era certo un atteggiamento amichevole, di essersi sentito in pericolo e di aver sentito altri detenuti dare ragione al futuro senatore. Non ci fu però nemmeno un solo gesto violento nei suoi confronti.
Ieri l’avvocato Piccolo ha accennato alla linea difensiva: Paragone non intendeva affatto istigare qualcuno a commettere reati, ha provato una grande indignazione per l’accaduto e ha voluto esprimerla così, si potrebbe dire in forma iperbolica.
Prossima udienza, e potrebbe essere l’ultima, il 18 aprile.
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