“L’AMORE NON BASTA”
Don Ciotti: «Europa indifferente all’olocausto nel Mediterraneo»
Il fondatore di Gruppo Abele e Libera ospite in Valle Vigezzo della rassegna letteraria Sentieri e Pensieri

Dalla mamma alla mamma, un viaggio pieno di pathos. Don Luigi Ciotti «una piccola cosa», come si definisce lui, dentro un canestro con tante storie che dovrebbero essere le nostre storie quotidiane.
Perché la mamma, le donne, le parrocchie, i preti coraggiosi che ci hanno accompagnato nel nostro percorso quotidiano sono parte della storia di tutti noi. Un percorso che don Luigi, nato nel cuore delle Dolomiti «oggi patrimonio dell’Unesco dunque anch’io sono un patrimonio dell’Unesco», ha scherzato tra discorsi profondi, ha ricostruito in un libro emblematico: L’amore non basta.
Già il titolo che apre un ventaglio di riflessioni, che ieri ha toccato la sensibilità di una platea ora ammutolita, ora plaudente, ora commossa nel Parco di Villa Antonia a Santa Maria Maggiore, palcoscenico del festival letterario Sentieri&Pensieri. Qui s’è spalancato il pozzo dell’ironia e dell’umana generosità di questo sacerdote che combatte a fianco dei poveri, degli ultimi, dei carcerati, dei migranti. E tira una sassata all’Europa che guarda dall’altra parte, «indifferente all’olocausto (termine ripetuto due volte) che si consuma nel Mediterraneo».
L’Europa come «cassa» e non come una «casa da costruire», prendendo a prestito le parole di un suo grande amico: don Tonino Bello. Preti che predicano il Vangelo e seguono il Vangelo che rinnova il concetto secondo cui gli ultimi tali non saranno. Il fondatore del Gruppo Abele, il condottiero di Libera che combatte le mafie, quelle che «oggi al Nord sono più forti ma non fanno rumore».
Uno spaccato di vita, il libro, spunto per allacciare il presente alle difficoltà di ogni giorno, alla dispersione scolastica, a quei giovani «una meraviglia che ha bisogno di certezze e di possibilità». Un fiume in piena nell’ora in cui la sua voce, provocata da Lorenzo Bologna, è tuonata forte contro le ingiustizia e l’indifferenza «che si combattono con il dialogo, la cultura e l’istruzione, veicoli con cui si costruiscono le nuove coscienze».
Lo dice convinto, don Luigi, che guarda al domani con fiducia e immagina una società in cui le donne sono un valore, non le vittime. Dalla mamma ha cominciato il suo viaggio nel borgo vigezzino e con la mamma ha concluso raccontando di quando commise un atto di cui ancora si pente: lui che aborre la violenza, tirò un calamaio pieno d’inchiostro verso la maestra che gli aveva appena dato del montanaro: «Sbagliai» dice. Ma forse in quel moto di protesta nacque il don che si ribella alle ingiustizie.
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