IL PERSONAGGIO
Don Elio, l’entomologo in canonica
Il parroco della Rasa da oltre sessant’anni coltiva la passione per scienza: è uno dei massimi esperti mondiali di coleotteri

Mi accoglie nel suo studio, tra cumuli di bollettini e di libri sui coleotteri. «Venga che le faccio vedere il mio compagno di avventure. Questo microscopio me lo hanno regalato dopo la mia ordinazione, nel 1956. È un reperto archeologico, ma lo uso ancora tutti i giorni». Come il suo “amico” Don Elio Gentili, 84 anni, parroco della Rasa, è piuttosto in forma e non ne vuole sapere di rinunciare alla sua seconda vocazione, l’entomologia.
Don Elio, lei ha scoperto il mare della Rasa.
«No, io ho solo osservato i fossili, di natura marina. Probabilmente nella zona erano presenti dei piccoli atolli formatisi in seguito all’esplosione di un vulcano, che si trovava nella zona del monte Martica».
Da quanto tempo ha questa passione per i fossili e l’entomologia?
«È nata in seminario. Quando ero in quarta ginnasio, è stato indetto un concorso per la raccolta di insetti. Da lì non mi sono più fermato, ho selezionato numerose specie di coleotteri, mandando i miei studi a vari specialisti d’Italia».
Qualcuno le ha risposto, dato che sono iniziate le prime pubblicazioni-
«Devo ringraziare Aldo Chiesa, un entomologo di Bologna. Mi ha ricevuto in casa sua, aveva degli scritti sui Laccobius Paleartici, una specie di coleotteri presenti in Europa, Asia e Nord Africa. Mi sono offerto di riorganizzare il suo lavoro, e così è nato il mio primo libro, di cui ancora mi chiedono copie»
Una bella soddisfazione. Come le duecento varietà che senza di lei non si conoscerebbero.
«Sono duecento? Forse pure di più. (ride, ndr) Sono contento. È stato fondamentale il lavoro sugli esemplari della Nuova Guinea, grazie ai quali ne ho scoperte una cinquantina».
Lei è direttore del Museo di Storia Naturale del seminario di Venegono. Le pesa l’impegno o domina ancora la passione?
«Cerco di dividermi. Vado a Venegono tutti i sabati, non solo per sistemare il museo, ma anche per preparare gli studi futuri».
Cos’ha in programma?
«Insieme a degli studiosi iraniani sto curando un volume sugli hydrophilidae Laccabius, i coleotteri dell’acqua, presenti in Iran e nella regione dell’Eufrate. Tutto in inglese, naturalmente».
Meglio studiare l’anima degli insetti o quella dei fedeli?
«No no, il sacerdozio è il mio mestiere (ride, ndr). Prima ero professore di Scienze in seminario ed era tutto più facile, non uscivo mai dal laboratorio. Da quando sono qui alla Rasa, do la priorità alla parrocchia».
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