IL PRESIDENTE DEI DO.RA.
Limido assolto, la Cassazione dice no
Atti alla Corte d’Appello per apologia di fascismo ad Azzate

«Una volta che mi avevano assolto… Si vede che in Procura a Varese sto antipatico a qualcuno…». Ha commentato così, Alessandro Limido, la decisione della Cassazione di trasmettere alla Corte d’Appello di Milano il ricorso presentato dal pm Lorenzo Dalla Palma contro la sentenza con cui nel gennaio di un anno fa il tribunale di Varese ha assolto con formula piena il presidente della comunità militante dei Dodici Raggi dall’accusa di apologia del fascismo.
Un errore formale il ricorso con salto di giudizio presentato dalla pubblica accusa, che la Suprema Corte ha deciso di sanare rinviando gli atti alla Corte d’Appello. E la competenza della Corte d’Appello trova giustificazione nel fatto che l’atto di impugnazione affronta nel merito la vicenda.
A questo proposito, bisogna tornare indietro al 28 giugno 2018. A quando DoRa contestò duramente l’arrivo ad Azzate dello scrittore trentino Francesco Filippi invitato dalla locale sezione dell’Anpi a presentare nel giardino della villa comunale “Mussolini ha fatto anche cose buone” (sottotitolo “Un libro sulle idiozie che continuano a circolare sul fascismo”). Ad accogliere l’ospite uno striscione sulla piazza principale di Azzate con la scritta “Filippi non ti vogliamo, Azzate è la casa di DoRa”. Oltre allo striscione, un’auto percorse le vie del centro del paese lanciando volantini. Il contenuto del volantino recitava così: «Francesco Filippi non sbagliare strada, Ventotene ti aspetta, Azzate no!» firmato il commissario del Fascio di Azzate (l’isola laziale fu individuata, durante il periodo fascista, come colonia di confino politico).
Poiché l’iniziativa portava la firma dell’organizzazione dalle dichiarate simpatie nazifasciste, Limido, in quanto presidente, è stato ritenuto responsabile dell’accaduto e, in quanto tale, perseguito penalmente. «Ma per quei fatti sono stato assolto con formula piena», insiste il leader dei DoRa. «Ormai non mi sorprendo più di nulla. Ho guardato di recente il mio casellario giudiziale. Ho avuto 19 procedimenti penali, tutti per reati politici. Alcuni sono ancora aperti: in un paio di casi sono stato condannato, ma in molti altri o i reati sono stati dichiarati prescritti o sono stato assolto. In alcuni casi, come a Bologna, ai tempi in cui frequentavo l’università, sono stato sottoposto a carcerazione preventiva per quasi un anno per associazione a delinquere (ispirata all’ideologia nazifascista e finalizzata all’odio razziale), ma sono stato assolto dalla Corte d’Appello dopo una condanna a quattro anni di reclusione in primo grado», racconta Limido. «Contro di me ci sono due avvisi orali (che invitano a tenere una condotta conforme alla legge) da parte delle Questura di Varese e di Como. Milano mi ha invece notificato un foglio di via. Sempre a Milano è stata appena chiusa un’inchiesta per apologia del fascismo e manifestazione non autorizzata per aver partecipato a uno dei tanti cortei No Vax e No Green Pass organizzati al tempo delle restrizioni anti-pandemia. Ho calcolato che mi hanno contestato 137 violazioni della normativa anti-Covid. Ho procedimenti penali anche per iniziative di natura politica avvenuti a Schio, nel Vicentino, e a Rovetta, nella Bergamasca. Quest’ultima iniziativa della Procura varesina contro un’assoluzione mi permette di dire che c’è una leggerissima persecuzione nei miei confronti…».
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