I PERSONAGGI
Droga e mafia di padre in figlio
Due generazioni di Carminati tra l'arresto nell'operazione Dionisio e il processo d'appello bis per maxi esportazione di hashish
Giornate difficili per la famiglia Carminati,
veneti trapiantati da una vita a Cairate. Nei giorni scorsi, nell’ambito dell’operazione Dionisio del
Ros dei carabinieri di Milano, che ha svelato l’esistenza di una "spiccata saldatura di interessi" tra 'ndrangheta e Cosa Nostra finalizzata all’importazione di cocaina dalla Colombia,
sono stati arrestati Claudio Carminati, classe 1954, con trascorsi
criminali nella Mala del Brenta di Felice Maniero, e
suo figlio Denis. Secondo gli inquirenti, avrebbero “lavorato” a tu per
tu con i catanesi Salvatore e Cosimo Fiorito, padre e figlio, emissari
delle cosche gelesi dei Rinzivillo e degli Emmanuello a Busto Arsizio. Lunedì 22, invece, la seconda Corte d’Appello di
Milano è tornata ad occuparsi di Mirko Carminati, figlio e fratello dei
due arrestati, difeso dall’avvocato gallaratese Alberto Talamone,
ancora alle prese con una vecchia storia (1995) legata a presunte maxi importazioni di hashish.
Assolto in primo grado dal Tribunale di Busto Arsizio (presidente
Alessandro Chionna), Mirko Carminati, nel frattempo condannato a
quattro anni dal Tribunale di Imperia perché ritenuto parte integrante
di un’organizzazione internazionale che utilizzava barche a vela per
portare dal Marocco in Italia tonnellate di hashish, si vide
successivamente infliggere cinque anni in appello a Milano nel marzo di
tre anni fa. A pesare le confidenze di un paio di pentiti, tra cui un
suo ex socio in affari. Ma la Cassazione ha annullato il verdetto. L’appello bis, però, è stato rinviato a febbraio.
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