LA VERTENZA
Effetto Renzi, Cic senza "cassa"
Jobs Act: niente ammortizzatori ma solo mobilità. I dipendenti aprono l'anno con una mobilitazione

Si temono i primi effetti del Jobs Act sugli ultimi 52 dipendenti della Cic, la Compagnia italiana costruzioni di Cassinetta di Biandronno, un colosso dell'edilizia attivo dal 1929 che ora si trova in concordato liquidatorio con vendita di beni.
I dipendenti hanno deciso di occupare occupato il magazzino dell'azienda che si affaccia sulla Statale. Iniziano insomma l'anno con una mobilitazione: i lavoratori, insieme ai rappresentanti sindacali, chiedono al liquidatore che si allunghi la cassa integrazione straordinaria per un altro anno, in modo che possano aver diritto in tutto a 3 anni di ammortizzatori sociali. Questa mattina i delegati sindacali Antonio Massafra (Femeal-Uil), Vincenzo Annese (Fillea-Cgil) e Raffaele Inveninato (Filca-Cisl) hanno anche un appuntamento con il viceprefetto di Varese per discutere della situazione e chiedere un intervento. «Il nodo della questione è legato al fatto che il liquidatore del Tribunale di Milano, dopo aver sentito un parere legale, non vuole presentare domanda per la cassa integrazione straordinaria - spiega Massafra -: una procedura che permetterebbe ai dipendenti di avere 12 mesi di ammortizzatori sociali e contributi. A nostro avviso, ma anche di Ance Varese (l'associazione provinciale dei costruttori) e Assimpredil di Milano, ci sono tutti gli estremi per chiedere e ottenere un anno di cassa integrazione come prevede anche la legge 223 al comma 1 dell'articolo 3». Sottolinea Annese della Cgil: «Probabilmente il liquidatore, quando ha chiesto un parere legale, è stato frenato dalla prospettiva che al caso della Cic si applichi il Jobs Act che di fatto toglie la possibilità di accesso alla cassa integrazione straordinaria alle aziende che si sa andranno a chiudere - continua -. Abbiamo già spiegato che sia da verifiche interne ai nostri sindacati con il ministero, sia rispetto a quelle di Ance, non c'è pericolo: il Jobs Act è stato approvato, ma non ci sono ancora i decreti attuativi».
Negli ultimi giorni i sindacalisti hanno cercato incontri con il liquidatore affinché si possa trovare una soluzione che permetta ai dipendenti di usufruire della cassa integrazione straordinaria. Da mesi nessuno lavora, a eccezione del magazziniere e, saltuariamente, un'impiegata. Infatti, l'azienda non ha commesse: l'ultimo lavoro risale a maggio quando il gruppo era impegnato con un subappalto con PedeLombarda nei lavori del cantiere per la realizzazione della tangenziale varesina di Pedemontana. Concludono i sindacalisti: «Il 5 gennaio scadono i termini per la presentazione della cassa integrazione straordinaria, abbiamo anche un incontro con il liquidatore e i commissari: devono capire che è necessario fare richiesta». La paura del liquidatore è che se la cassa integrazione dovesse essere rigettata, si dovrebbe pagare circa un mese di stipendi e contributi ai dipendenti: la cifra ammonta a circa 150mila euro che comunque l'azienda potrebbe spendere.
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