LO SHOW
Elio e le storie tese, la storia infinita
A quasi quarant’anni dall’esordio, gli ex “ragazzacci” milanesi si confermano perfetta macchina live sul palco del teatro di Varese tutto esaurito. Domani si replica

In platea i capelli grigi e i doppi menti si sprecano, sul palco anche, ma la ricetta di uno show di Elio e le Storie Tese (stasera al teatro di Varese, esaurito da settimane, oggi si replica alle 18) è la stessa da quando, poco più che ventenni e prima ancora di entrare ufficialmente nel mercato discografico (il portentoso debutto “Elio Samaga Hukapan Kariyana Turu” è datato 1989), erano un fenomeno prettamente milanese con un seguito da culto in antichi templi della musica come il Magia o nell’originario Zelig, il locale di viale Monza da dove due generazioni di intrattenitori italiani partirono negli anni ottanta sotto la regia di Gino e Michele, molto prima della svolta mediasettiana del “brand”.
Quello che si è visto stasera nella sala di piazza Repubblica, con totale soddisfazione dei 1.200 presenti, è uno show che ripercorre un’intera carriera, rispolvera momenti antichi come “Unanimi” e “Arriva Elio”, senza ignorare le grandi hit di una carriera che, forse a dispetto dell’altissimo tasso tecnico della band, ha avuto momenti di enorme successo (dalla sanremese “Terra dei cachi” a “Servi della gleba”, dall’immancabile “Supergiovane” al “Vitello dai piedi di balsa”), con qualche chicca nascosta in una discografia che conta dieci album in studio e una costante capacità di attraversare in modo mai banale epoche diversi e generi apparentemente agli antipodi.
Sul palco Stefano Elio Belisari, Nicola Faso Fasani (basso), Davide Cesareo Civaschi (chitarra), Christian Meyer (batteria), Antonello Jantoman Aguzzi (tastiere) e gli “ospiti fissi” Paola Folli (voce), Luca Mangoni e Vittorio “Carmelo” Cosma (il maestro e tastierista di Comerio) sono una perfetta énsemble. E in questo tour del ritorno, denominato “Mi resta un solo dente e cerco di riavvitarlo”, recuperano una dimensione “parlata” che sembra richiamare proprio gli anni degli esordi, quando la band viveva una sorta di dicotomia tra la dimensione musicale propriamente detta e quella di intrattenimento “quasi” cabarettistico.
Due ore di show pienamente godibile per tante tipologie di spettatori, per una magia immutata. Certo, alcuni amici non ci sono più, dal genio Rocco Tanica che da tempo ha “appeso la tastiera al chiodo” dimettendosi dal ruolo di musicista live al mai dimenticato Paolo Feiez Panigada, scomparso quasi 25 anni fa (il 23 dicembre ‘98) e ricordato a suon di “Forza Panino” nel sempre emozionante finale dello show sulle note di “Tapparella”. Ma la loro presenza, anche stavolta, è sembrata aleggiare tra le note e le luci dello show.
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