IL PROGETTO
Progressisti sì, ma no al ponte
Il tentativo di rilancio dell’alleanza progressista da parte di Elly Schlein e la buccia di banana del Ponte sullo Stretto
Ci prova Elly Schlein a intercettare quell’ondata di consenso che più di due anni e mezzo fa - era il 12 marzo 2023 - la spinse fino al vertice del Partito democratico senza che gli altri, come disse, l’avessero vista arrivare. I voti furono indirizzati a lei e non a Stefano Bonaccini da quell’anima del Paese che vuole pensare all’Italia in senso progressista e non conservatore. Un’Italia che guardi avanti, superi in un colpo solo le incrostazioni di una politica pachidermica, e la faccia finalmente decollare. Peccato che quei propositi siano andati delusi. Ma ora Elly vuole salvarsi in corner. Ringalluzzita dai forti successi in Puglia e in Campania rilancia quel messaggio che la condusse alla leadership, un messaggio sbiadito in questo periodo di triste batti e ribatti partitico se non personale, svilito dalla politica dei politicanti e non dall’ascolto di chi dovrebbe andare a votare ma ormai non ci va più. Schlein alla convention dem di Montepulciano rilancia l’alleanza progressista. Dice che non ci sono altri modi per vincere le elezioni, se non di costruire un campo larghissimo che intercetti il malessere del Paese e lo interpreti in senso progressista. Il discorso della segretaria nazionale non fa una grinza ed è ancora più convincente quando Elly sottolinea che bisogna «uscire dalla tensostruttura per parlare alla società».
Musica per le orecchie di chi vuole il cambiamento. Dove sbaglia, allora, la leader dem? Su quale buccia di banana scivola? Semplice, basta ascoltarla nelle sue uscite pubbliche, spesso contraddittorie. Una delle più recenti è stata quella contro il Ponte di Messina dove ha ribadito il no all’opera voluta dal ministro Matteo Salvini e sostenuta dal governo di Giorgia Meloni, uno dei simboli per il cambio di passo del Paese.
Si può discutere sul progetto, si può ragionare su quello che sarà, ma non è possibile - come capofila della schiera progressista del Paese - dire no a un’infrastruttura che rappresenta una cesura sul passato fatto di ostacoli e di ritardi, un enorme volano di crescita e di futuro. Siamo troppo idealisti? Può darsi, ma la politica non può essere usata solo per convenienza. Se Schlein è vera leader progressista dovrebbe mettersi al tavolo con Salvini e Meloni per capire insieme quale possa essere il modo migliore per costruire questo benedetto ponte e non gioire per gli stop della Corte dei Conti. Poi lo sappiamo anche noi che il resto delle strade non funzionano in Sicilia. Che d’estate non arriva l’acqua. Ma iniziamo da questa grande opera simbolica per dimostrare, nei fatti, che l’Italia ha deciso di voltare pagina. Perché Elly non lo fa? Parla bene ma cade nei difetti della politica della convenienza. Allora la smetta di prendere in giro i progressisti italiani. Quelli veri.
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