L’INTERVISTA
Enzo Paci: «Ho iniziato da comico e non ci rinuncio»
L’attore genovese di “Blanca” si racconta alla Prealpina: «A breve gireremo la terza serie. Sono contento perché il ruolo mi piace e, soprattutto, rivedrò in azione Maria Chiara Giannetta»

A leggere il suo nome tra i superospiti della serata inaugurale - stasera, mercoledì 14 agosto, alle 21, in piazza Italia a Loano, ingresso libero - del Loano Comedy Festival, con il Caffè Teatro Comedy Club di Verghera di Samarate tra gli organizzatori - si resta spiazzati. D’accordo Max Cavallari da Varese, Gabriele Cirilli e Fabrizio Fontana, ma cosa c’entra con loro Enzo Paci, volto popolare della tv Rai grazie a Blanca e a Com’è umano lui!? «Semplice - spiega il diretto interessato - ho cominciato come comico. Attore sono diventato più tardi ma senza mai rinunciare al primo amore, le due dimensioni spesso si alternano e a volte convivono. Mi sono diplomato al Teatro Stabile di Genova come Maurizio Crozza e Luca Bizzarri, altri che, pur avendo frequentato i classici della prosa, non rinunciano a fare ridere».
Nella sua Liguria è più difficile che altrove?
«Non è mai semplice. Quando riesco a divertire nella mia città, Genova, o nella mia regione sono più soddisfatto. Altrove puoi giocare sulla nostra cantilena e sulla presunta avarizia, in Liguria no, qui c’è chi conosce bene Gilberto Govi e Paolo Villaggio».
Villaggio lei l’ha interpretato per la Rai. In modo eccellente ma non l’avete ammorbidito un po’ troppo?
«In “Com’è umano lui!” il regista Luca Manfredi ha voluto raccontare il Villaggio privato, quello dei rapporti con la famiglia, la fidanzata poi moglie e gli amici, Faber su tutti, prima del successo. L’intento non era smussare gli angoli ma offrire un ritratto il più possibile veritiero peraltro non privo di asprezze come nella scena del discorso ai colleghi».
Ben più burbero è il commissario Mauro Bacigalupo che ha interpretato nelle due stagioni di Blanca. Ce ne sarà una terza?
«Sì, la gireremo a breve. Sono contento perché il ruolo mi piace e, soprattutto, rivedrò in azione Maria Chiara Giannetta che è straordinaria. E poi c’è Ugo Dighero, altro mio punto di riferimento e non solo perché genovese».
Restando all’ombra della Laterna, lei è nei Bruciabaracche con il fondatore del Movimento Estremista Ligure - Basta Milanesi. A Colorado e a Zelig non si è trovato bene?
«Benissimo, anche al vostro Caffè Teatro. Andrea Di Marco ovviamente scherza. Lo dimostra anche il titolo del nostro ultimo spettacolo, “Sai chi ti saluta?”. Siamo un collettivo, ne fanno parte Antonio Ornano e Daniele Raco, due comici apprezzati anche in terra varesina».
Nelle due fiction lei figura tifoso della Sampdoria, nella realtà?
«Interpretando Villaggio era d’obbligo. Per il commissario si è scelto di dargli uno dei cognomi genovesi più diffusi e di renderlo sampdoriano in contrapposizione all’ispettore Liguori, impersonato da Giuseppe Zeno, di fede genoana. In quanto a me, arrivo da una famiglia blucerchiata e ho una moglie del Grifone, quindi, per non turbare gli equilibri, mi dichiaro tiepidamente neutro».
Teatro e tv. Il cinema?
«Alessandro Siani, che sta girando ad Ancona “Io e te dobbiamo parlare” mi ha riservato una parte. È il terzo film in cui mi dirige, uscirà a Natale. I suoi set sono sempre molto piacevoli».
L’ultimo suo spettacolo si intitola Uh! Dalla clava a Tik Tok. Siamo cambiati molto?
«Meno di quanto si possa pensare. L’evoluzione non va confusa con il progresso. Lavorando al testo con Matteo Monforte, non abbiamo potuto ignorare il fatto che oggi come ieri si rubi e si uccida. Una riflessione che resta sottotraccia perché puntiamo a far ridere. Chiedendoci da dove veniamo, chi siamo e dove andiamo ed evitando con cura di rispondere».
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