ARSENALE
«Estremista? Sono filo-Israele»
Del Bergiolo risponde al pm torinese in quattro ore di interrogatorio: «Colleziono armi»

Un interrogatorio di oltre quattro ore, ieri pomeriggio, nel carcere di Busto Arsizio: Fabio Del Bergiolo - il gallaratese sessantunenne arrestato il 10 luglio dalla polizia per detenzione di un arsenale - ha risposto a tutte le domande del pubblico ministero torinese Manuela Pedrotta e del procuratore capo di Busto Gianluigi Fontana respingendo ogni accusa di legami con il terrorismo di destra o le tifoserie estreme.
Difeso dall’avvocato Fausto Moscatelli, ha ribadito quanto già spiegato al gip Nicoletta Guerrero: «Sono un collezionista e un consulente di armi, non sono un estremista di destra, anzi, sono filo israeliano».
Eppure nel 2001 si presentò nelle liste di Forza Nuova per il Senato: «Non sono mai stato iscritto a Forza nuova, ero indipendente ed ero stato coinvolto solo perché fondatore del Mac (Movimento di azione confederata) che promuoveva la libera vendita delle armi. E da diciotto anni non ho più alcun contatto con ambienti politici di sorta».
La sua passione per fucili, pistole, revolver, razzi e bombe - aveva raccontato nei giorni scorsi al suo avvocato - è testimoniata dall’amicizia che lo lega da trentacinque anni a Edward Luttwak, economista famoso per le sue pubblicazioni sulla strategia militare e sulla politica estera. Ovviamente l’interesse investigativo maggiore si concentra sul missile aria-aria trovato in un hangar di Voghera, riconducibile ad Alessandro Monti, quarantaduenne svizzero finito pure lui dietro le sbarre con Del Bergiolo e il cinquantunenne Fabio Bernardi.
«Mi è stato chiesto un parere sulla funzionalità del missile, sul valore e sulla possibile commercializzazione. Ma non ho potuto esprimere un parere, solo una perizia può determinare queste caratteristiche. Io però credo sia solo una replica di quello vero».
Secondo la Digos di Torino - diretta dai funzionari Carlo Ambra e Fabio Mondora - il sessantunenne si sarebbe interessato per la vendita del razzo da guerra per circa 470mila euro. Tra i potenziali acquirenti ci sarebbe stato anche il funzionario pubblico di un paese straniero che pretendeva però la documentazione di acquisto. Escluso che il Matra in questione fosse destinato al ministro dell’Interno Matteo Salvini, pare che si tratti di un compendio di materiale militare proveniente dallo sgombero di un magazzino di privati. L’avvocato Moscatelli nei prossimi giorni chiederà un incidente probatorio sulla incredibile quantità di armi sequestrate e pure sul missile.
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