ARMI DA GUERRA
«L’arsenale dono di ambasciate»
Fabio Del Bergiolo resta in cella. Il questore di Torino: «Sequestro senza precedenti»

La Digos di Torino ha rivelato i particolari dell’inchiesta che ha portato in carcere Fabio Del Bergiolo, l’ex dipendente dello Svad di Malpensa trovato con un quantitativo di armi di cui non potevano disporre nemmeno le Brigate Rosse. Anzi, quelle Nere, visto che secondo gli inquirenti l’indagato sarebbe attiguo alla Destra. E questo perché Del Bergiolo risulta tra i fondatori del Mac (Movimento di azione confederata) che promuoveva la libera vendita delle armi e perché nel 2001 si era candidato al Senato con Forza Nuova, prendendo nove voti.
Difeso dall’avvocato Fausto Moscatelli, il sessantunenne gallaratese ha spiegato di essere un collezionista, un appassionato di pistole e fucili, un esperto e consulente. Non solo. Del Bergiolo avrebbe anche raccontato che parte dell’arsenale trovato nella casa in cui vive con la madre ottantottenne gli sarebbe stato regalato da amici che lavorano nelle ambasciate, funzionari per i quali avrebbe eseguito delle consulenze. Non ha però precisato di quali nazioni, se europee o extraeuropee. Non ha dato alcuna informazione al riguardo. La Digos torinese - che è diretta da Carlo Ambra e Fabio Mondora, ex vicequestore di Gallarate - è risalita al sessantunenne partendo dal rinvenimento a Voghera di un missile aria-aria, disarmato,ma perfettamente funzionante, in dotazione alle forze armate del Qatar. Era conservato nell’hangar di Alessandro Monti, quarantaduenne svizzero finito pure lui dietro le sbarre. Le indagini a dire il vero sono iniziate un anno fa, sulla base di intercettazioni su un gruppo di italiani che aveva combattuto in Ucraina. Dalle telefonate sono emerse conversazioni di Del Bergiolo da cui gli inquirenti hanno tratto il sospetto che l’uomo tentasse di vendere il missile aria aria da guerra per circa 470mila euro. Tra i potenziali acquirenti c’era anche il funzionario pubblico di un Paese straniero che si era dimostrato interessato ma che pretendeva la documentazione sull’acquisto della bomba. Durante l’interrogatorio di venerdì con il gip, il sessantunenne ha fornito un’altra versione delle cose: l’amico lo avrebbe interpellato per capire se il missile fosse carico, ma Del Bergiolo - che andò a visionarlo a Voghera - avrebbe risposto che a occhio nudo non si poteva dare una risposta e che solo attraverso una perizia si sarebbe potuto appurare. Un terzo uomo è finito in manette ed è Fabio Bernardi, cinquantunenne.
Il questore di Torino, Giuseppe De Matteis, ha definito l’operazione di giovedì scorso, 11 luglio, «Un sequestro con pochi precedenti per la qualità delle armi e il loro potenziale violento». Ma Forza Nuova, chiamata in causa dagli investigatori, non ci sta. Salvatore Ferrara, coordinatore regionale della Lombardia, sottolinea: «È stata diffusa la falsa notizia di persone appartenenti a Forza Nuova coinvolte nelle perquisizioni in Lombardia e Piemonte, col conseguente sequestro di armi. Se uno degli arrestati è stato candidato nelle liste di Forza Nuova nel lontano 2001, affermiamo che al contrario nessuna delle persone coinvolte è ormai da anni militante di Forza Nuova, che dunque non c’entra assolutamente nulla con l’operazione».
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