LA CRISI DEI GIGANTI
Ex Auchan, cassa fino a dicembre
Rescaldina, Nerviano, San Vittore: il 40 per cento dei dipendenti rischia il posto

Un mese di cassa integrazione per crisi, giusto il tempo di chiudere il piano superiore e traslocare merce e scaffali al piano di sotto. Poi per i dipendenti dell’ipermercato Auchan di Rescaldina partirà la cassa integrazione per ristrutturazione, con un taglio del 40% delle ore lavorate.
L’intesa è stata raggiunta l’altro giorno, quando al termine di un complicato confronto durato mesi la sola Filcams Cisl ha firmato un accordo che prevede ammortizzatori sociali per tutti i dipendenti ex Auchan fino alla fine dell’anno. Il futuro poi sarà tutto da costruire: l’ipermercato di Rescaldina sarà dimezzato e probabilmente venduto a un imprenditore della galassia Conad; Nerviano e San Vittore Olona invece per il momento restano nel limbo. L’idea è quella di venderli così come sono: se si troverà o meno un acquirente, questo è tutto da vedere.
Oltre 500 famiglie
Complessivamente, nell’Alto Milanese la crisi ex Auchan coinvolge un totale di 505 famiglie: 308 a Rescaldina, dove la stragrande maggioranza sono donne che lavorano part time (i contratti a tempo pieno sono solamente 99), 171 a Nerviano e gli ultimi 26 nel punto vendita Simply Market di San Vittore Olona che si affaccia sul Sempione. Senza contare però tutti coloro che girano attorno ai centri commerciali. Solo a Rescaldina si tratta di almeno altre 200 persone tra gli operatori della galleria commerciale e i servizi di vigilanza e pulizia: per tutte queste persone, l’unica certezza è che il mese di maggio porterà altra cassa integrazione. La motivazione è la crisi generata dal drastico calo delle vendite, l’emergenza virus c’entra solo fino a un certo punto. Poi a giugno si partirà con la ristrutturazione, che è dichiaratamente finalizzata a licenziare per cercare di far quadrare i conti di un’azienda che negli ultimi due anni ha accumulato perdite su perdite. Per quanto riguarda il centro commerciale di Rescaldina, maggio porterà però un’altra rivoluzione importante. Margherita distribuzione ha infatti studiato una riorganizzazione degli spazi che prevede la chiusura del piano superiore dell’ipermercato e la concentrazione dell’intera superficie di vendita negli 8mila metri quadrati al piano terra. Questo comporterà una serie di lavori edili; i due piani dovranno essere separati con la chiusura delle scale mobili, l’idea è quella di ricavare al piano superiore tre grandi superfici di vendita che potrebbero interessare altrettanti marchi. Il cantiere non comporterà comunque la chiusura del centro commerciale: l’ipermercato resterà aperto, così come i negozi nel rispetto dei limiti imposti dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri.
Scivoli fino a ottobre
Finito il trasloco, l’obiettivo dichiarato di Margherita é tagliare i costi. Per il momento nessuno ha quantificato ufficialmente gli esuberi su Rescaldina, ma preso atto del dimezzamento della superficie di vendita e di una cassa per crisi che taglia il 40% del lavoro, l’ipotesi più probabile è che alla fine 4 dipendenti su 10 risultino di troppo. Chi si dimetterà entro il 30 giugno avrà diritto a un bonus che va dai 66mila euro per un dirigente ai 26mila per un operaio di IV livello: di mese in mese il buono sarà poi ridotto fino ad arrivare a ottobre, quando chi lascerà l’azienda potrà incassare solo il 20%. Il 31 dicembre poi finirà la cassa integrazione, e a quel punto Margherita o l’eventuale nuovo proprietario dovrà presentare il costo finale della riorganizzazione.
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