LO SHOW
Fabio Concato commuove Saronno
Serata magica in un “Giuditta Pasta” tutto esaurito con il cantautore milanese e la sua band

Le premesse c’erano tutte: il ritorno a Saronno di Fabio Concato con il suo “Musico Ambulante tour”, ieri sera 5 novembre, era da tempo sold out, segno dell’affetto che il settantenne cantautore milanese riscuote ancora oggi, dopo oltre 45 anni di carriera costellati di successi ma soprattutto di una costante tensione verso il bello, il poetico fatto di immagini vivide che escono dalla dimensione suono per colpire tutti i sensi in modo vivido e commovente. Frutto di una semplicità solo apparente, perché testi che quasi sempre trattano di amore nelle sue mille declinazioni (per una donna, per la figlia, per il mare, per il compianto padre Gigi al quale ha dedicato «Il pezzo al quale sono più affezionato tra tutti quelli che ho scritto») riescono a toccare nel profondo chi li ascolta anche grazie a un connubio con una musicalità mai banale e anzi finissima senza però cadere nello snobismo. C’è l’amato jazz, c’è il pop, ci sono atmosfere latine e un pizzico di rock. C’è una band essenziale ma impressionante per precisione e capacità di creare contrappunti alla straordinaria voce di Concato: Ornella D’Urbano a piano e tastiere (responsabile anche degli arrangiamenti), Gabriele Palazzi alla batteria, Stefano Casali al basso e Larry Tomassini alle chitarre strappano applausi convinti.
E poi c’è lui, in grado di stabilire un contatto profondo con i seicento fan della sala saronnese, presentando con passione e una sana dose di ironia i brani, duettando col pubblico, scendendo più volte in platea durante l’esecuzione dei brani e cercando costantemente di dar vita a una relazione non solo verbale.
Diverte, come quando più volte annuncia il «dibattito a fine concerto, andremo avanti solo fino alla una e mezza», scherza sulle storpiature dei titoli subite negli anni dai suoi brani (“Guido piano” che diventa “Quinto piano”, “Rosalina” ribattezzata “Rosalia” dal pubblico siciliano), presenta un brano «scritto da poche settimane, quasi quasi lo porto a Sanremo. Qualcuno mi ha detto che sembra un pezzo già sentito, ma sarà perché alla fine uno inconsciamente tende a ripetersi. Comunque secondo me spacca». E parte “Domenica bestiale”!
Nelle quasi due ore di concerto non sono pochi i momenti in cui tra il pubblico si scorgono lacrimoni provocati da brani che fanno parte del vissuto di tanti («In sala vedo gente attempata, non quanto me ma quasi. Però ci sono anche i giovani»), dalla già citata “Gigi” alla ferita aperta di “051-222525”, grido di dolore per le violenze sui bimbi (e più in generale sulla tanta violenza che caratterizza la nostra vita), scritta ormai 35 anni fa e da allora costantemente eseguita live («lo promisi al presidente del Telefono Azzurro - al quale è dedicata, ndr -»). Ma alla fine sono lacrime che riconciliano con la vita e che regalano un pizzico di speranza. Il fine della musica, in fondo, è anche terapeutico. E Concato in questo svolge perfettamente questo compito. Serata da ricordare, per chi c’era, gli altri provino a recuperare in una delle prossime tappe del tour.
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