CINQUE CERCHI
Il ragazzo delle mongolfiere alle Olimpiadi
Il fagnanese Stefano Venegoni “chiamato” ai Giochi: “Io tedoforo a sorpresa”

L’emozione di essere tedoforo per qualche metro: un onore immenso e inaspettato per Stefano Venegoni, il ragazzo delle mongolfiere. «Una emozione che non so quasi spiegare, da farmi scoppiare il cuore. Ho pianto per tutto il tragitto. Un onore che non credo neppure di aver mai osato sognare»: si sente fortunato e nel raccontarlo ha ancora i brividi e la pelle d’oca il giovane fagnanese divenuto famoso per solcare i cieli con il pallone aerostatico si è trovato nel posto giusto al momento giusto.
«TRE MINUTI PAZZESCHI»
C’è un po’ di Fagnano Olona nella fiamma delle Olimpiadi francesi di quest’anno. «I tre minuti più pazzeschi, folli e incredibili della mia vita. Piango ancora ripensando all’emozione».
Perché neppure lui sapeva che avrebbe avuto un onore così grande quando è stato invitato dai francesi al grande raduno aerostatico internazionale ad Annonay, paesi dei fratelli che inventarono appunto la mongolfiera.
LA CONCOMITANZA
«Eravamo a commemorare il primo volo dei fratelli Montgolfier, nati e cresciuti in questo paese e tutto si è incastrato anche con le Olimpiadi», spiega Venegoni tornato in Italia dopo aver vissuto una delle esperienze più emozionanti e incredibili della sua vita. «Una concomitanza davvero fortunata perché era partita la staffetta olimpica che da Olimpia in Grecia per arrivare a Parigi: una delle tappe scelte del percorso è stata quella di Annonay». La sacra fiamma olimpica è stata accesa con una cerimonia scenografica da una sacerdotessa davanti al tempio di Era ad Olimpia lo scorso 16 aprile. La fiamma olimpica viene poi trasportata dalla sacerdotessa che è anche custode del fuoco nello stadio per poi essere consegnata al primo tedoforo. Da qui una staffetta di tedofori ha portato la fiamma per 5mila chilometri in tutta la Grecia, fino ad arrivare all’Acropoli e al porto del Pireo. Da qui, sul vascello a tre alberi francese del XIX secolo (del 1896, anno dei primi giochi olimpici moderni ad Atene) e ancora in uso, il Belem, per poi partire alla volta di Marsiglia per attraversare la Francia.
LE MONGOLFIERE
Tra la tante tappe, appunto quella della serata dell’inizio delle celebrazioni, venerdì 26 luglio, una sorta di “pre tappa” che ha avuto un senso, proprio legato alle mongolfiere. «Ero invitato al raduno e rappresentando l’Italia, mi hanno dato l’onore di fare da tedoforo», racconta con la gioia di chi ha avuto un dono inatteso, mai immaginato. «Quindi con alcuni ragazzi del posto abbiamo percorso il tragitto: saranno stati circa tre minuti a piedi ma con la fiamma olimpica in mano. Una emozione pazzesca, incredibile e non so neppure come raccontarla», dice il giovane che sottolinea: «Per me è stato inaspettato. Mi avevano parlato di una sorpresa. Ma chi avrebbe mai immaginato di poter avere questo privilegio? Tenere in mano la fiamma delle Olimpiadi». I francesi sono stati davvero segretissimi nell’organizzazione, non doveva essere svelato nessun dettaglio, come ricorda Venegoni. «Dalle porte del Parc De Dèomas è stata consegnata la torcia olimpica e portata ad una delle 30 mongolfiere presenti, commemorando anche lo sport aerostatico», conclude.
«IL COLPO DI CLASSE»
«Il colpo di classe poi, cosa che abbiamo scoperto anche sul posto, è stata la chiusura del percorso a Parigi con una mongolfiera. Ci avevano annunciato una grande sorpresa. Ma non ci aspettavamo certo un enorme pallone aerostatico, che si innalza nel cielo di Parigi, alimentato dalla forza della fiamma olimpica». E anche la mongolfiera di Stefano Venegoni ha avuto l’onore di essere accesa dalla fiamma a cinque cerchi, indimenticabile. Venegoni come Zinedine Zidane, l’ultimo tedoforo che ha acceso il braciere olimpico.
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