IL CASO
Medico africano, Fagnano si spacca
Proteste dei pazienti che ne mettono in discussione la professionalità. Lui: «Se non mi vogliono, pronto ad andarmene»

Lo chiamano “il senegalese“, e sul nuovo medico di base in paese è bufera. I pazienti protestano e mettono in discussione la professionalità del medico, che viene etichettato a partire dalla nazionalità. «Sono a Fagnano Olona per curare e mettermi a servizio della comunità. Se non mi vogliono, sono già pronto ad andare da Ats e chiedere di lavorare altrove», commenta così il dottor Enock Rodrigue Emvolo alla luce degli insulti ricevuti sui social negli ultimi due giorni. «Il mio mestiere è curare le persone - commenta il medico -. Ciascuno è libero di pensare come vuole e quello che vuole. Non sarò di certo io a mettere il bavaglio alle persone».
IL POST E LA BUFERA
La bufera è stata scatenata da un post su un gruppo social che ha fotografato la situazione che negli ultimi dieci giorni sta agitando la comunità di Fagnano Olona: il malcontento rispetto al nuovo medico è serpeggiante. Sui social si parla di un professionista arrivato dal Senegal, in realtà Emvolo è nato in Camerun. A Fagnano, c’è addirittura chi afferma che «dovrebbe andare a far pascolare le pecore».
IL COLORE DELLA PELLE
Che il problema sia il colore della pelle del dottore? Che nei suoi confronti ci siano dei pregiudizi? Quando in un gruppo qualcuno ha chiesto agli utenti come si trovassero con il sostituto del dottor Giacomo Navarra (appena andato in pensione), i fagnanesi si sono scatenati. «I pazienti mi chiamano e mi scrivono a ogni ora del giorno e della notte - dice il dottor Emvolo -, sto facendo le ricette a mano in questo momento. Almeno 80 al giorno. E visito i pazienti». Il medico è esasperato perché anche ieri, domenica 13 novembre, non ha avuto tregua. Ma gli insulti continuano: «Se la situazione con i pazienti di Fagnano Olona è così grave - conclude -, andrò a curare altre persone. La prima cosa che farò domani mattina (oggi, ndr) è parlare anche con i miei superiori. Il clima non è adatto per curare i pazienti».
L’INTERVENTO DELL’EX SINDACO
Tra le primissime ad accorgersi della gravità della situazione è l’ex sindaco leghista Elena Catelli che tra i commenti ha subito stroncato e censurato la violenza delle parole e le insinuazioni contro il medico, per poi prendere posizione pubblicamente in difesa del dottor Emvolo con un post pubblico: «Trovo gravi certe espressioni usate a commento dei medici arrivati a Fagnano Olona più o meno stabilmente. Non per i giudizi sull’operato professionale (non ne conosco nessuno) ma per la precisazione e la puntualizzazione sulla nazionalità: il senegalese è del Camerun. La prossima volta per gli italiani scrivete il lombardo, il pugliese o il friulano. Non ci posso credere, eppure è ancora così».
LO STUDIO SPOSTATO
Come se non bastasse, negli ultimi giorni il medico ha avuto dei problemi legati alla sede: Ats aveva deciso che lo studio dovesse essere nella palazzina di piazza Gramsci (sede locale di Asst) ma ben presto è tornato a ricevere nello studio del dottor Navarra. Una situazione di disagio, tanto che gli appuntamenti sono presi dalla farmacia adiacente. A seguire la vicenda legata all’emergenza medici sono anche il sindaco Marco Baroffio e l’assessore alla salute Dario Moretti, che seppure non abbiano voce in capitolo hanno fatto parecchio pressing chiedendo attenzione.
LA REAZIONE DELL’ASSESSORE
Mentre in merito agli attacchi al medico l’assessore Moretti commenta: «Sono basito, quello che sta accadendo è allucinante. Al massimo posso giudicare la professionalità di una persona: non ci siamo proprio rispetto a questo atteggiamento. Ribadisco: è allucinante che oggi ci si trovi ancora a discutere sulla nazionalità di una persona. Fino a 5 anni fa a Fagnano c’erano solo medici uomini, solo una donna. Ora ci sono praticamente solo donne. I tempi cambiano e cerchiamo di non essere retrogradi. Non ho seguito la questione sui social ma ho sentito le lamentale sul medico e sono legate al fatto al pregiudizio rispetto al colore della sua pelle. Non dovremmo neppure discutere di questo».
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