HASHISH
Spaccio a domicilio, condannato il figlio
Tre anni e quattro mesi al fagnanese che si faceva aiutare dalla mamma - stralciata - a gestire l’attività illegale
Mamma Maria dava un considerevole aiuto al figlio trentasettenne nella sua attività imprenditoriale. Lo spaccio a domicilio.
Serviva i clienti del ragazzo quando lui era fuori casa, consegnava lo stupefacente dalla finestra, teneva qualche contatto. La sua posizione è stata stralciata, in compenso il gup Luisa Bovitutti ha condannato il fagnanese difeso dall’avvocato Stefania Gennaro a tre anni e quattro mesi di reclusione e a 14mila euro di multa.
Il business dell’imputato è stato interrotto dai carabinieri di Fagnano a luglio del 2018, quando venne arrestato in esecuzione di un’ordinanza cautelare.
A quanto pare il florido commercio di hashish e marijuana proseguiva almeno dal 2017, questo è quanto è stato ricostruito dagli inquirenti sulla base dei numerosi acquirenti - molti minorenni - interrogati nel corso delle indagini. L’attenzione sul trentasettenne si concentrò a fine maggio del 2018 quando i militari sottoposero due minorenni a un controllo nel parco Green.
Addosso i ragazzini avevano modiche quantità di droga leggera per chiaro uso personale e, subito sentiti in caserma, riferirono che da un anno il loro pusher di riferimento era lui.
Lo schema era ormai consolidato: l’ordinazione avveniva al parco, a volte via whatsapp. La consegna era brevi manu all’aria aperta quando si trattava di singole dosi, quando invece il consumatore aveva bisogno di quantitativi maggiori dove recarsi personalmente sotto la finestra del palazzo, da cui mamma Maria avrebbe calato lo stupefacente.
Oltre ai due giovani studenti, i militari acquisirono informazioni da un’altra dozzina di assuntori abituali: c’era chi dall’imputato comprava quotidianamente, chi tre volte la settimana. Quando i carabinieri eseguirono una perquisizione trovarono una ventina di grammi di hashish divisi in ventuno dosi e una pianta di cannabis le cui foglie pesavano 8 grammi.
Del resto il fagnanese era noto alle forze dell’ordine, aveva già una recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale, lo spaccio era insomma la sua principale fonte di sostentamento. La collaborazione della madre era quindi fondamentale per mantenere dignitoso il livello dei guadagni.
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