Troppo ricche per essere povere
Confermato il sequestro dei beni delle ex di Accarino e della figlia

Troppa la differenza tra «la capacità reddituale» e «l’effettiva disponibilità finanziaria» dell’ex moglie e della figlia di Salvatore Accarino, 68enne fagnanese di origini campane inseguito da un cumulo pena di oltre 13 anni di carcere per traffico illecito di rifiuti e reati satellite.
Risultato: tutti i beni a loro intestati, diversi milioni di euro tra appartamenti (custoditi sotto lo schermo di un’immobiliare a nome della figlia), conti correnti in Italia e in Svizzera, cassette di sicurezza e auto di pregio, sarebbero frutto delle attività illecite di Accarino e ricadrebbero ancora oggi nella disponibilità diretta e indiretta del pluripregiudicato, ormai residente in Tunisia e nullatenente. E lo stesso discorso può essere fatto per i beni in capo all’ultima convivente. Questo, in estrema sintesi, il senso della complessa sentenza emessa dai giudici della quinta corte d’appello di Milano con la quale sono stati respinti i ricorsi dell’ex moglie, della figlia e dell’ex convivente, rappresentate dagli avvocati Christian Bossi, Giulia Bongiorno e Corrado Viazzo, contro il provvedimento del tribunale di Varese che ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di tutti i beni. Misura di prevenzione patrimoniale che ha come obiettivo quello di evitare di inquinare l’economia con beni di provenienza illecita. Oltre a stigmatizzare l’evidente sperequazione economica, l’appello ha chiarito come soprattutto tra Accarino e la figlia siano sempre intercorsi rapporti finanziari strettissimi che si sono concretizzati «in operazioni di natura immobiliare, commerciale e societaria che presuppongono grandi capacità finanziarie a fronte di una capacità reddituale molto modesta». Da qui la prova «del costante intervento e della continua presenza di Salvatore Accarino».
La procura ha prodotto un’intercettazione nella quale Accarino spiegava di aver continuato a mantenere i familiari, smentendo le argomentazioni difensive volte a dimostrare una sorta di indipendenza economica delle intestatarie dei beni oggetto tuttora sottoposti ad amministrazione giudiziaria. La corte ha inoltre confermato la misura di sorveglianza speciale di tre anni a carico di Accarino, rappresentato in questo giudizio dall’avvocato Irene Visconti.
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